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Parlare di disfunzione erettile? Perché no

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La disfunzione erettile? Non è più un tabù. Solo il 9,5% degli uomini, infatti, ha timore a parlarne. Il resto, affronta una eventuale disfunzione con visite e farmaci specifici.

È il quadro delineato dal Libro Bianco “La DE: cambiamenti nell’immaginario e nella realtà“. In Italia a soffrire di disfunzione erettile sono più di 3 milioni di maschietti che appaiono più stressati rispetto a un tempo. Lo stress, infatti, pare essere una delle principali cause di questo disturbo: circa il 44% degli uomini si ritengono condizionati dal caos della vita quotidiana anche a letto.

MEDICINALI. in Italia nel 2011 si sono vendute oltre 18 milioni di pillole perché “sempre di più – spiega Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia medica dell’ospedale San Raffaele-Resnati di Milano – si è creata nella popolazione la consapevolezza della base organica del problema a cui dare, quindi, una risposta farmacologica. Se c’è un problema con base medica, la soluzione non può altro che essere medica“.

Non solo, ma rispetto al passato, oggi si dà all’appagamento sessuale della coppia un ruolo di primo piano, tanto che ora più di prima le donne partecipano alla malattia del compagno nel 36,8% dei casi. In più, molte donne si confrontano con le amiche ed esse stesse con lo specialista uro-andrologo (nel 15,1% dei casi). Anche gli uomini oggi parlano di più: nel 32,8% dei casi si confidano con le partner, nel 30% dei casi con il medico specialista e, grazie a una maggiore apertura verso questo tema, oggi il 20% dei pazienti sente l’esigenza di confrontarsi anche con altri uomini colpiti dallo stesso disturbo.

Una volta – conclude Vincenzo Gentile, direttore del Dipartimento di Urologia dell’Università La Sapienza di Roma – non ci si confrontava, era un tabù ed era inammissibile parlarne. Oggi si parla di disfunzione erettile, le campagne di informazione hanno avuto un forte impatto e si ha coscienza che la problematica esiste. Non si ha paura di confrontarsi e di dichiararla nella maggioranza dei casi, e questa è una grande vittoria rispetto al passato“.

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Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di wellme per tre anni, scrive per greenMe da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania