Presenti, dolci, comprensivi senza rinunciare al ruolo di “papà”. Sono così i padri high care che semplicemente vuol dire: genitori fino in fondo, e non solo per rivendicare una presunta autorevolezza nel ruolo educativo.
La novità davvero significativa di questo modo nuovo- finalmente!- di essere padre sta nella stessa soddisfazione del genitore “riscoperto”. Cambiare i pannolini, fare il bagnetto e curare il bimbo dà molta soddisfazione e fa sentire il papà gratificato.
È merito di una ricercatrice spagnola, Tiziana Canal, dell’Università di Madrid aver dato un “marchio” scientifico a questo fenomeno. La media dell’età dei papà high care è 30-35 anni, hanno un elevato livello di istruzione e sono consapevoli che stanno vivendo un’esperienza straordinaria occupandosi dei loro figli. Ben l’88% di questi accompagna i bambini a scuola, cucina e si dedica alla loro igiene e cura. Qualcuno si spinge anche nelle pulizie domestiche (37%) e qualcun altro (il 25%) li mette a letto.
Ancora una volta, è merito delle donne: intervistando un campione di 6mila donne tra i 25 e i 45 anni è stato dimostrato che sono state proprio loro a coinvolgere i compagni in maniera totale nella cura dei figli. Gli stessi compagni sono stati, naturalmente, collaborativi e hanno capito quanto importante fosse questa esperienza. E questo modo di vivere la paternità è stato un grande toccasana per la coppia: meno discussioni, armonia e maggiore consapevolezza per i padri. Ecco perché sono in aumento – ma la percentuale è ancora bassa – i papà che chiedono il congedo parentale alla nascita di un figlio.
Una grande opportunità, insomma, che permette alla coppia una crescita in termini affettivi che si rifletterà positivamente anche sui figli. Niente più mamme con occhiaie profonde e mai un briciolo di tempo per loro e niente più papà che credono di aver completato il loro ruolo di genitore con qualche sgridata e un bacino alla sera: si ai papà high care che hanno capito davvero che cosa non si deve perdere della vita!