Il pianto di una donna è ciò che di meno eccitante ci possa essere per un uomo!
A scoprirlo gli scienziati israeliani del Weizmann Institute – finanziati dalla Fondazione Minerva, un gruppo tedesco che sostiene le ricerche – che il 6 gennaio hanno pubblicato su Science Express un articolo al riguardo: le lacrime femminili contengono sostanze chimiche che vengono veicolate dall’olfatto e che inibirebbero l’eccitazione sessuale negli uomini. I segnali che il piangere dà non sono quindi solo visivi e uditivi, ma passano anche per altri canali. “Annusare” le lacrime e la scia che lasciano dietro di sé, non solo a livello psicologico ma anche sensibile, può avere conseguenze sulla psiche così come sui comportamenti sessuali.
Vediamo come. Anzitutto è bene ricordare che i fluidi che gli uomini, come tutti gli animali, espellono servono anche a mandare segnali emotivi agli altri. Il tutto in genere avviene a livello olfattivo – è il caso del sudore, per esempio. Ma le lacrime non profumano né tanto meno puzzano! Infatti, il primo step dello studio lo ha confermato: gli uomini non hanno saputo, e non certo per loro incapacità, distinguere “a naso” tra soluzione salina e lacrime prodotte da donne commosse davanti a un film. Le volontarie, tutte comprese tra i 20 e i 30 anni, poste davanti a film strappa lacrime come My Sister’s Keeper, When a Man Loves a Woman e Broken Wings, hanno versato le loro gocce di pianto direttamente su tamponi appoggiati alle loro guance e i tamponi sono stati sottoposti poi agli uomini, tutti sulla ventina, a modo di effetto placebo a “doppio cieco” (nemmeno i medici sapevano cosa veniva sottoposto alle cavie). Lacrime e soluzione salina sono risultati indistinguibili perché inodori.
Secondo step: uomini che annusano da un lato lacrime e dall’altro soluzione salina davanti a proiezione su un monitor di visi femminili emotivamente ambigui e successiva inversione dei ruoli, ovvero chi ha annusato lacrime annusa soluzione e viceversa. Risultato? Annusare lacrime non ha comportato diversa empatia, ma, ebbene sì, ha influenzato nettamente e negativamente il valore di sensualità attribuito ai volti femminili. Infatti, 17 dei 24 uomini, durante l’esperimento, hanno trovato le facce meno attraenti sessualmente dopo aver sniffato lacrime.
Terzo step: visione di un film molto eccitante – la versione più spinta di 9 Settimane ½ – sempre dopo aver annusato i due tipi di liquidi. I volontari dovevano successivamente compilare un’autovalutazione delle proprie emozioni e allo stesso tempo venivano monitorati fisiologicamente dal punto di vista dell’eccitazione sessuale, misurando la loro temperatura, la respirazione e frequenza cardiaca. I risultati precedenti sono stati confermati! Le risposte emotive non variavano a seconda della sostanza annusata, ciò che mutava invece era proprio il grado di eccitazione e le misurazioni fisiologiche hanno tolto ogni dubbio: un calo netto (13%) di testosterone – l’ormone, si sa, della fame sessuale – negli uomini che avevano annusato il non odore delle lacrime.
Il pianto, allora, parla un linguaggio davvero tutto suo. Tanto più che l’ultimo gradino del test, il più scientifico se vogliamo, ha svelato anche che le aree del cervello degli uomini implicate nel sesso, in presenza di una donna che piange lavorano meno: dopo aver assistito a un pianto e ad averlo quindi assaporato olfattivamente, le aeree cerebrali maschili relative al sesso sono molto meno attive. Questo è stato portato alla luce dalla fMRI che ha misurato appunto l’attività cerebrale maschile.
Per tirare le somme, se una donna triste piange, l’uomo è proprio in grado di fiutare questa tristezza e di farsi passare i bollori. Forse gli uomini non sono poi così bestie come si pensa!
Sobel, il medico a capo della ricerca, può per tanto liberamente affermare che “questo studio solleva molte domande interessanti, come la natura della sostanza chimica coinvolta nei diversi tipi di situazioni emotive e nei diversi soggetti (uomini, donne, bambini). Questo studio rafforza l’idea che i segnali chimici umani – anche quelli di cui non siamo consapevoli – influenzano il comportamento degli altri“.
Questo studio darebbe dunque voce a ciò che è sempre stato considerato una cosa liberatoria ok, ma senza alcun tipo di funzione comunicativa specifica, se non nei bambini che con esso richiamano l’attenzione della mamma per la soddisfazione dei bisogni primari. Le lacrime quindi fungono sa segnale chimico, esattamente come quelle degli altri animali.
Pianto quindi non solo come espressione di disperazione o di rabbia, o anche, nella migliore delle ipotesi, di gioia, ma anche come messaggio ben preciso per gli uomini nei paraggi: non è aria!
Se fin qui solo il pianto femminile è stato studiato dal punto di vista chimico, i ricercatori israeliani non escludono che anche quello maschile e infantile possano essere altrettanto ricchi di sorprese e di messaggi subliminali. Infatti “questo esperimento ha aperto miliardi di domande. Purtroppo molte più domande che risposte“. Se infatti nelle lacrime delle donne c’è un recettore chimico capace di abbassare il testosterone maschile, chissà cosa ci sarà mai nelle altre.
Tra l’altro è ancora oscuro perché le lacrime da irritazione degli occhi hanno una composizione diversa da quelle emotive – a scoprirlo il biochimico William H. Frey II che spera che questi studi confermino la sua teoria per cui il pianto spargerebbe tossine legate allo stress.
Pare che “la sostanza potrebbe contenere proteine o steroidi, percepiti a livello nasale” e che sia per questo che, anche negli altri animali, vengono percepite e usate per influenzare il comportamento altrui.
Ad esempio i liquidi secreti dai roditori hanno molti effetti sociali: nelle talpe riducono l’aggressività, ma nei topi succede proprio il contrario. Forse potrebbe essere lo stesso anche nell’uomo così spesso restio o del tutto incapace di piangere anche in presenza di un grande dolore – il test è stato infatti fatto sulle sole donne proprio per l’impossibilità di trovare maschi capaci di piangere con facilità.
Questo nuovo ruolo funzionale del pianto ha destato subito interessi in tutto il mondo, tanto che da Chicago arriva l’ipotesi che potrebbe addirittura essere un altro dei feromoni umani – Martha K. McClintock, docente di psicologia presso l’Università di Chicago.
Infine, è curioso pensare a quanto il nostro umore cambi durante le mestruazioni e quanto noi donne siamo nettamente più portate a piangere durante questa tortura che ci tocca una volta al mese; da un punto di vista biologico è il momento più inefficace per la riproduzione e forse il nostro istinto ancestrale dà un chiaro segnale con le lacrime all’uomo: ora non è possibile procreare, lasciami in pace!
Valentina Nizardo