Se lo sono chiesto anche gli studiosi del British Academy’s Centenary Research Project che hanno pubblicato Lucy to Language: The Archaeology of the Social Brain, uno studio che dimostrerebbe una diretta connessione tra il numero di amici e la “grandezza” della corteccia prefrontale orbitale.
Il carattere più o meno aperto e la predisposizione ai rapporti con gli altri non sarebbero dunque le uniche cause che giustificherebbero un numero elevato, o meno, di amici. Interverrebbero anche dei fattori fisiologici. Lo sviluppo di amicizie sarebbe consentito dalla stessa area del cervello coinvolta nelle attività cognitive: la corteccia prefrontale orbitale, cioè quella appena sopra i nostri occhi.
La nonna diceva che la fronte spaziosa significava intelligenza. Da oggi anche amicizia, o meglio, facilità nel stringere e mantenere rapporti di amicizia.
Mantenere, dicevamo, cosa non sempre semplice. I processi cognitivi coinvolti hanno incuriosito anche il team inglese. Alla base di ogni rapporto di amicizia ben riuscito c’è quella sensazione di capire al volo cosa il nostro amico sta pensando. Sensazione che tutti abbiamo provato e che ha permesso alla complicità di crescere nel tempo. Mentalizzazione o lettura della mente, così viene chiamata. Poteri magici che permettono la lettura del pensiero? Purtroppo no. Si tratta di un’attività che il nostro cervello compie automaticamente, riuscendo a percepire una serie di segnali non verbali che il nostro interlocutore compie senza esserne consapevole.
Frequentando spesso una persona, impariamo inconsapevolmente a leggerne i gesti, gli sguardi, le posture, le intonazioni. Dopo un po’, il meccanismo sarà talmente automatico che riusciremo ad anticipare le sue mosse, avendo la sensazione appunto di leggerle la mente.
Robin Dunbar, uno dei ricercatori, ha spiegato che “La mentalizzazione è il modo attraverso il quale un individuo è in grado di seguire una gerarchia naturale che coinvolge i diversi stati mentali di altre persone”.
Durante la ricerca sono stati esaminati 40 studenti e, sottoponendoli alla risonanza magnetica funzionale, è stato possibile misurare le dimensioni della loro corteccia prefrontale orbitale. Gli studenti hanno poi stilato una lista di persone con le quali avevano intrattenuto rapporti sociali negli ultimi sette giorni e, per valutare la loro capacità di mentalizzazione, sono stati somministrati dei test psicologici. L’intuizione dei ricercatori era confermata: più il lobo frontale è grande, più si ottenevano punteggi alti. La relazione tra le dimensioni celebrali e la capacità di creare e mantenere una rete sociale dipende dalla mentalizzazione, processo che, a sua volta, è connesso alla dimensione del lobo frontale.
“Comprendere il legame tra le dimensioni del cervello di un individuo e il numero dei suoi amici – ha confermato Robin Dunbar – ci aiuta a capire i meccanismi che hanno fatto in modo che gli esseri umani sviluppassero un cervello più grande di tutti gli altri primati. Il lobo frontale, in particolare, si è ampliato in maniera molto sensibile nell’ultimo mezzo milione di anni”.
Ma esiste un numero massimo di amici con i quali riusciamo a mantenere relazioni stabili? Facebook ci permette di avere al massimo 5000 amici, ma gestirli personalmente sarebbe un po’ complicato… Robin Dunbar, invece, ha studiato il limite cognitivo del numero di amici possibile, fissandolo a 150.
Adesso guardatevi allo specchio, osservate la vostra fronte e pensate a quante amicizie siete riusciti a coltivare. Siete sorpresi?
Silvia Bellucci