Gli uomini e le donne sono distanti quanto Marte e Venere. Ma in cosa sono diversi? In tante cose, sotto molti aspetti.
Così, se abbiamo visto che le donne sono (sarebbero) portate a lagnarsi di più, uno studio italiano condotto dal dottor Marco Del Giudice, psicologo dell’Università di Torino, e dal dottor Paul Irwing, dell’Università di Manchester, ristabilisce il giusto divario tra i due sessi, in barba al recente “politically correct” che ha imposto di accomunarli in tutto e per tutto.
È un campione di 10 mila americani a confermare che lo scarto esiste. Ed è pure sostanziale. L’analisi dei tratti della personalità rivela come ogni sesso abbia le sue caratteristiche, fermamente implementate, con le donne che mostrano più sensibilità, calore e apprensione rispetto agli uomini. Per contro, “i maschi – spiega Del Giudice – si descrivono come più stabili emotivamente, più dominanti, più legati alle regole e meno fiduciosi“. Lo studio “The Distance Between Mars and Venus: Measuring Global Sex Differences in Personality“, pubblicato sulla rivista Public Library of Sciences mina, così, le basi della concezione secondo cui le differenze di genere nella personalità sarebbero trascurabili: “l’idea che ci siano solo piccole differenze di personalità fra uomini e donne va ripensata perché è basata su metodi inadeguati“, spiega Del Giudice. “A differenza di altri studi, noi abbiamo studiato le caratteristiche dei due sessi in modo più preciso. E abbiamo osservato che le differenze aumentano nettamente se invece di misurare un tratto alla volta si prendono in considerazione tutte le variabili insieme“.
Così, si scopre anche che perfezionismo, vitalità e tendenza all’astrazione vedono la quasi totale parità fra i sessi e che i profili di personalità tipici dei maschi e delle femmine si sovrappongono per il 10-20%. “Si tratta di una differenza di grandi dimensioni, anche se ovviamente parliamo di profili statistici che non descrivono le singole persone e lasciano spazio alle eccezioni“, aggiunge il ricercatore.
Sarebbe proprio per questo, secondo gli studiosi, che, nonostante gli sforzi per promuovere l’uguaglianza, alcune professioni siano dominate nettamente dagli uomini: “partendo dal presupposto che non ci siano differenze fra i due sessi, è normale che questo dato preoccupi; ma il nostro studio dimostra che le differenze sono enormi. Le persone scelgono la loro professione in base a ciò che va d’accordo con le proprie caratteristiche personali, il che è completamente l’opposto di ciò che le persone hanno pensato negli scorsi 100 anni“, argomentano gli esperti.
MA NON TUTTI I MALI VENGONO PER NUOCERE. Insomma, uomini e donne verrebbero da due pianeti dai linguaggi diversi, ma tutte queste differenze, che a volte possono condurre a facili incomprensioni, non è detto che siano negative. Lo sostiene John Gray, psicosessuologo e terapeuta della famiglia, autore del famoso best seller “Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere“. Maschi e femmine hanno sì due diversi modi di pensare, parlare e amare, ma, dal momento che si stabilisce un dialogo vero con l’altro e si riescono ad imparare ed apprezzare le differenze, tutto diventa più facile, le incomprensioni svaniscono e i rapporti si rafforzano. Inoltre, secondo la psichiatra americana Louann Brizendine, autrice del libro “Il cervello dell’uomo” (The Male Brain), la natura maschile, come quella femminile, sono il risultato di un mix ormonale e dell’influenza della cultura sulla crescita di ognuno di noi. Nella donna, infatti, gli estrogeni e l’ossitocina predispongono il cervello a comportamenti più empatici e affettuosi, mentre nell’uomo testosterone, vasopressina e MIS (sostanza inibitrice Mulleriana) conducono a pensare sempre al sesso.
Eppure tutto ciò non deve farci cadere nell’errore di ricorrere a facili categorizzazioni, né a cercare di sostenere che un sesso sia meglio dell’altro. Come spiegano esaustivamente le parole della femminista americana Audre Lord, con cui la poetessa guerriera si rivolse al pubblico nel 1989, durante un seminario di poesia a Stanford: “stare insieme alle donne non era abbastanza, eravamo diverse. Stare insieme alle donne gay non era abbastanza, eravamo diverse. Star insieme alle donne nere non era abbastanza, eravamo diverse. Stare insieme alle donne lesbiche nere non era abbastanza, eravamo diverse. Ognuna di noi aveva i suoi propri bisogni ed i suoi obiettivi e tante e diverse alleanze. La sopravvivenza avvertiva qualcuna di noi che non potevamo permetterci di definire noi stesse facilmente, né di chiuderci in una definizione angusta … C’è voluto un bel po’ di tempo prima che ci rendessimo conto che il nostro posto era proprio la casa della differenza piuttosto che la sicurezza di una qualunque particolare differenza“.
IL METODO. Ai 10 mila soggetti coinvolti nella ricerca sono stati sottoposti i questionari sui 16 Personality Factors di Cattell. Si tratta di un questionario psicodiagnostico che si basa su un concetto rivoluzionario: misurare l’intera personalità umana utilizzando una struttura scoperta attraverso l’analisi fattoriale. Questo esauriente inventario di personalità si è basato sulla misura di 16 dimensioni, funzionalmente indipendenti e psicologicamente significative. Il test si è rivelato, nel corso degli anni, un ottimo predittore di performance in ambito aziendale, diventando quindi un utilissimo strumento, sia per selezionare nuovo personale, che per valutare il potenziale di dipendenti già all’interno dell’azienda ed orientarne le carriere. È inoltre utilizzato nell’orientamento e nel counselling rieducativo, così come, naturalmente, nei setting clinici.
I 16 fattori primari
Le 16 dimensioni individuate sono bipolari e relativamente indipendenti:
1. warmth o espansività o distacco o orientamento agli altri;
2. reasoning (intellect) o ragionamento, ovvero alta o bassa intelligenza;
3. emotional stability o stabilità emozionale o emotività o forza dell’Io;
4. dominance (assertiveness) o dominanza contrapposta a sottomissione o umiltà;
5. liveliness (gregariousness) o vivacità, ovvero riservatezza o silenziosità contrapposta a estroversione o apertura;
6. rule consciousness (dutifulness) o coscienziosità, ovvero incostanza contrapposta a scrupolo;
7. social boldness (friendliness) o audacia sociale contrapposta a prudenza;
8. sensitivity o sensibilità contrapposta a cinismo;
9. vigilance (distrust) o vigilanza, ovvero fiducia contrapposta a sospetto;
10. abstractedness (imagination) astrattezza, ovvero conformismo contrapposto a eccentricità;
11. privateness (reserve) o prudenza, ovvero semplicità contrapposta a sofisticheria;
12. apprehension (anxiety) o apprensività, ovvero sicurezza contrapposta a insicurezza;
13. openness to change (complexity) o apertura al cambiamento, ovvero: conservatore contro radicale;
14. Self-reliance (introversion) o fiducia in sé, ovvero: dipendente contro autonomo;
15. Perfectionism (orderliness) o perfezionismo, ovvero: basso contro alto autocontrollo;
16. Tension (emotionality) o tensione, ovvero: rilassato contro irritabile.
Roberta Ragni