“Gli amici sono la famiglia che scegliamo per noi stessi“: un detto molto popolare, che suggerisce l’idea di calore, di intimità, di affinità profonda racchiusa in un’amicizia.
C’è quella nata sui banchi di scuola, quella che si rompe di fronte alle prime rivalità in amore, quella che si allenta quando due vite prendono strade diverse, quella interrotta da malintesi ed equivoci; e poi c’è L’AMICIZIA, quella che da sostanza alla vita, che rappresenta una certezza incrollabile di fronte agli innumerevoli punti interrogativi dell’esistenza.
È tanto rara quanto preziosa; è spontanea, sorge istintivamente, senza attese, senza ricerche: semplicemente quella persona era lì “solo da incontrare, ma c’è sempre stata” parafrasando Ligabue. Perché proprio lei? Cosa ha di tanto speciale da farci sentire a casa quando siamo insieme, da completarci, da renderci migliori, più sereni, fiduciosi, felici? Da cosa nasce questa sintonia piena, questa speciale alchimia che ci unisce anche se siamo a chilometri di distanza? Come facciamo a sentire questa amica o questo amico parte della nostra vita persino quando può condividerne solo alcuni momenti? Cosa ci dà la certezza che sia con noi, che gioisca e soffra con noi, anche se non ci è vicino fisicamente?
È una questione di DNA. Così dicono gli studiosi dell’Università di San Diego e di Harvard. Può sembrare una banalizzazione, un tentativo di vivisezionare un sentimento con occhio scientifico, eppure questa ricerca ci offre una chiave di lettura interessante, con cui individuare una stretta relazione tra i vincoli di parentela e i rapporti di amicizia. Lo studio, pubblicato su Pnas, che è la rivista ufficiale dell’Accademia Nazionale delle Scienze americana, è stato condotto per scoprire quali siano le ragioni che inducono a stringere amicizie profonde. Il risultato è stato che a guidarci in maniera istintiva verso una persona sia la condivisione del DNA. Proprio così: quell’unione particolare, quell’intesa unica, incomprensibile agli altri, nasce perché due persone hanno un codice genetico simile.
Un legame biologico, simile a quello che ci unisce ai parenti, è dunque alla base del rapporto con la persona che continuerà a camminare stringendo la nostra mano, con delicatezza e forza, spinta da un vincolo più forte di ogni razionalità, di ogni capacità di comprensione: l’amico.
Francesca Di Giorgio