Le attività che facciamo mentre siamo alla guida sono sempre più variegate. Le donne mandano sms, si ritoccano il make up, si sistemano e finiscono di prepararsi.
I maschi, un po’ più attenti, mandano messaggi, come le donne ma un po’ più sintetici, controllano la posta elettronica, ascoltano musica e tentano di passare al livello successivo del loro gioco preferito.
Soggiogati dalla società del ritmo ipertensivo e dell’horror vacui, per cui qualsiasi spazio vuoto va riempito con un’attività che sia il più possibile divertente, leggera e senza implicazioni profonde, tendiamo ad accompagnare all’azione della guida qualunque cosa ci possa distrarre e impegnare. Tutto con un unico fine: non restare a contatto con il silenzio interiore.
Ma abbiamo realmente così paura di noi stessi? Siamo certi che tutta questa attività collaterale sia ciò che desideriamo e che ci fa vivere meglio?
La risposta, vera e confortante, è negativa. Un’indagine appena conclusa dagli psicologi del polo psicodinamiche di Prato, rivela che gli Italiani considerano lo spazio della guida come un momento di fondamentale riflessione. Obbligati dal codice della strada, che li vorrebbe concentrati solo ed esclusivamente sulla guida, alla pausa dal cicaleccio quotidiano, gli intervistati hanno rivelato di apprezzare il tragitto mattutino che li conduce al lavoro. Mentre attende in coda, la maggior parte delle persone elabora strategie per la giornata, pianifica il lavoro, effettua le prime telefonate e ripensa a ciò che ha vissuto nella giornata precedente.
Stare in auto di prima mattina, in colonna, ad aspettare che arrivi il proprio turno per muoversi, favorisce la pulizia mentale, la concentrazione e aiuta ad sviluppare idee nuove e coraggiose.
Il 51% degli intervistati ha indicato come parte del giorno preferita proprio la mattina presto. Mentre il 23% trova che mettersi alla guida dopo la pausa pranzo aiuti a svegliare il cervello e solo il 10% ritiene che la guida serale aiuti il pensiero.
Anche il modello di auto ha la sua rilevanza. Nel traffico cittadino sono molto apprezzate le auto piccole e scattanti, con la 500 al primo posto, seguita da Mini e Smart. Forse, il fatto che trovare parcheggio – uno dei drammi che affliggono i cittadini del terzo millennio e che è causa di vere e proprie crisi depressive- con un’auto piccola sia lievemente più facile, aiuta la creatività, nel senso che aiuta a non arrivare nel luogo di lavoro infuriati e tesi, dopo una mezz’ora di ronda in cui il pensiero fisso è “domani vengo in pattini!”.
Un fatto importante è che l’auto abbia sedili comodi e un impianto stereo in grado di azzerare il rumore di clacson e motori accesi. Stare seduti in modo piacevole favorisce la tranquillità, perché è più difficile partorire idee geniali se si è in bilico su molle sconnesse, che pungolano il corpo in modo fastidioso. La musica, poi, aiuta il relax, contribuendo a quei cambiamenti di tono emotivo che tanto sono preziosi per la creatività.
Se si osservano i risultati con maggiore attenzione, però, si nota che il 30% del campione ha dichiarato di usare il tempo di guida per lavorare. Chi fa telefonate, perché non vuole sprecare minuti preziosi e chi continua a progettare riunioni e presentazioni.
Ma perché non usare il tempo della guida semplicemente per stare a contatto con se stessi, per sentire ciò che ci inquieta o ci stimola nel profondo? Perché non godere di un attimo di sana solitudine, in cui prendersi il tempo per ascoltare la nostra voce più intima?
È vero, ci sono zone, in ognuno di noi, difficili da guardare. Lati che ci inquietano, domande che ci perseguitano, emozioni scomode che tentiamo di reprimere. Ma ingozzarci di azioni e rumore, per coprire il canto dell’anima, non ci rende individui sereni. Ascoltare ciò che abbiamo da dirci, può rivelare nuove strade da percorrere e desideri da realizzare.
Rimanere costantemente in superficie, abbuffarsi di attività per fuggire dal confronto con noi stessi può renderci schiavi di una maschera autoimposta e terribilmente distante dalla nostra essenza reale.
Come fare per evitarlo? Basta fermare l’ansia del vuoto, sedersi in auto, mettere una buona musica e ascoltare ciò che vogliamo dire a noi stessi.
Fiammetta Scharf