Perché proprio lui/lei? Perché ci ritroviamo a sospirare davanti a quel viso e non a quello del vicino? E perché sembra sempre la scelta peggiore?
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L’innamoramento
L’innamoramento è lo stato di beatitudine incarnato, è lo stupore fatto quotidianità, la grazia che diventa abitudine. È il periodo più bello che ci possa capitare e l’augurio che tutti dovremmo fare agli altri. Non più buon anno, buon natale o buone feste, ma “ti auguro di innamorarti profondamente”.
Su questo stato delirante e gioioso, quello in cui si perde la concezione della parola noia, visto che ci si ritrova a chiedere 5-600 volte al giorno, a chiunque capiti a tiro, “secondo te mi pensa? Ma mi pensa davvero? Mi pensa tanto?”, i poeti hanno fatto la loro fortuna. O meglio, guardando i dati delle vendite, la loro miseria.
L’istante in cui l’amore ci colpisce, il colpo di fulmine, l’attimo in cui scocca la scintilla fatale che ci conduce alla gioia o alla dannazione, è materia di stretta competenza di coloro che vivono secondo le leggi del cuore e cioè quei quattro o cinque ostinati romantici che ritengono di dover allietare la comunità con i loro componimenti.
Se l’amore è l’argomento…
Perché, se l’amore è L’ARGOMENTO, ciò che muove il mondo e quindi riguarda tutti e i poeti sono le persone che parlano dell’amore, i poeti non sono miliardari ma anzi faticano ad avere il minimo riconoscimento monetario, secondo un perfetto ragionamento sillogistico? Qualcosa non quadra. Probabilmente, è colpa della biologia.
La scelta di vivere con il sostentamento dato dai frutti della poesia non è acuta né facile. Molte persone asseriscono di non leggere poesia perché non la capiscono. Che è come dire che non capiscono perché il cuore batta, come tentare di attraversare l’esistenza ignorando le emozioni, sperando che nulla arrivi a sconvolgere un equilibrio faticosamente conquistato. L’atteggiamento è legittimo e prudente. Innamorarsi è bello ma rischioso, amare è un problema e seguire la legge del cuore è una rivoluzione.
Visto che la maggioranza degli individui vuole risposte empiricamente dimostrate per qualsiasi fenomeno, gli scienziati stanno cercando di trovare cause organiche e chimiche per tutto. Ti innamori di qualcuno? È colpa degli ormoni. Sei infedele? Ce l’hai scritto nel DNA.
Il colpo di fulmine? Questione di molecole
L’ultima scoperta dei ricercatori ci assicura che la scelta del partner sessuale avviene grazie ad un interruttore chimico, che si attiverebbe in presenza dei segnali emessi da un potenziale compagno di accoppiamento.
Per arrivare a questa conclusione, gli autori della ricerca hanno studiato il comportamento di una molecola di lievito, il Saccharomyces cerevisiae, che generalmente si riproduce in modo asessuale ma, messo di fronte ad un’altra cellula che produce richiami, sceglie di unirsi, in un vero e proprio rapporto in miniatura. Poiché queste molecole sono state scoperte nelle cellule staminali embrionali, il passo dal lievito all’uomo è, scientificamente, breve.
Che gli studi siano importanti per il progredire delle conoscenze è un fatto indiscutibile. Che gli scienziati debbano trovare paragoni per rendere più accattivanti le loro ricerche per finanziatori e pubblico, è anch’esso un dato inoppugnabile.
Ma che la poesia venga sezionata al microscopio con il tentativo di giustificare chimicamente anche il più piccolo sospiro di passione, è indice di una imperante paura dell’ignoto.
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Perché proprio lui/lei?
Perché le sue molecole hanno emesso il segnale al momento giusto, risponde la biologia. È la proiezione dello schema edipico infantile, afferma la psicanalisi.
Perché l’odore dei suoi feromoni ci ha condizionati a sceglierlo senza la possibilità di fuggire, replica la chimica.
Oppure, forse, per tutte queste ragioni. Ma anche perché l’amore è ciò che rende la vita degna di essere vissuta, qualsiasi forma prenda dentro al nostro cuore. Che è pericoloso, capriccioso, privo di giudizi e moralità comune. Cieco, perché non vede regole e imposizioni sociali. Ma è ciò che ci eleva e ci fa sentire che noi siamo qui “per complicare e completare l’affresco”. Ciò che ci rende unici e ci accomuna agli altri.
Con la chimica, la biologia e la psicologia, certo. Ma, soprattutto, con la grazia dei poeti.