Nel 1993 l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) cancellava l’omosessualità dagli elenchi delle malattie. È stato un momento importante dal punto di vista culturale e sociale.
Un momento che non c’è mai stato in Italia. Già perché l’elenco ufficiale delle patologie del ministero della Salute, chiamato Icd9-cm, comprende ancora tra le patologie il lesbismo, nonostante gli aggiornamenti del 2007 e del 2009. La comunità omosessuale ha reagito male a questo ennesimo ritardo italiano.
Eppure il nuovo elenco c’è già e si chiama Icd 10. È l’elenco più aggiornato dove il lesbismo finalmente viene rimosso dalle patologie: viene già usato in molti paesi europei. Il passaggio, per l’Italia, causa burocrazia lenta ed elefantiaca, è ancora lontano (si parla del 2013). E mentre c’è chi invoca il decreto legge in attesa del nuovo testo, i dipietristi vogliono sollevare il caso in parlamento. Ma intanto scoppia la polemica.
L’articolo de l’Espresso che ha denunciato questo ritardo si riferisce al lesbismo come “egodistonico”- così viene definito dal vecchio documento – mentre dal Ministero fanno sapere che ci si riferisce non all’orientamento sessuale ma a una distorta e patologica volontà dell’individuo di cambiarla.
Quindi, secondo il Ministero, non c’è alcuna definizione di lesbismo come malattia. Rimane, tuttavia, un ritardo indubitabile dell’aggiornamento del modulo delle patologie. La burocrazia e le procedure italiane rimangono indietro anche dopo i tentativi di snellire degli scorsi anni.
Sara Tagliente