La musica, secondo Ramazzotti, è “guardare più lontano e perdersi in se stessi“. Il che è vero, ma l’arte dei suoni è anche in grado di allungare la vita e aiutare il cervello durante la vecchiaia quando si è suonato uno strumento da piccoli.
Ora si sa che la musica può anche migliorare la vita di bambini svantaggiati e poveri, migliorandone l’apprendimento, favorendo lo sviluppo cerebrale e riducendo lo stress.
A dirlo è una ricerca americana presentata a Firenze all’8° Congresso Mondiale dell’International Brain Research Organization, prestigioso appuntamento per il settore delle neuroscienze.
La ricercatrice Helen Neville dell’Istituto di Neuroscienze dell’Università dell’Oregon (Usa) ha suddiviso 141 bambini con meno di 6 anni provenienti da famiglie di basso livello socioeconomico in 2 gruppi: il primo ha seguito per 8 settimane un training “musicale” assieme ai genitori, con sedute di ascolto e suono della musica a cui partecipavano sia i piccoli che i genitori; il secondo ha seguito altri tipi di programmi volti al miglioramento dell’attenzione. Alla fine del programma, i bambini che avevano ascoltato musica erano più attenti, più tranquilli, più socievoli e meno stressati.
La musica, insomma, è anche in grado di aiutare bambini che vivono situazioni difficili, condannati quasi sicuramente ad avere difficoltà nell’apprendimento scolastico. Si può solo sperare che la scoperta dell’interazione tra musica e migliore apprendimento diventi l’input per sviluppare azioni programmate che aiutino i bambini in difficoltà.
In attesa di ulteriori sviluppi, potreste solleticare il cervello con la nostra playlist delle canzoni che fanno bene all’umore.
Roberta Ragni