Se il principe azzurro tutto attenzioni e prestazioni sessuali da pornoattore latita e l’orizzonte, più che azzurro, si tinge di un grigio monotono come la quotidianità, se la primavera si fa sentire con il suo profumo provocante e invitante, gli ormoni incalzano e lo stress aumenta, non c’è nulla di meglio per alleviare la tensione e il nervosismo del concedersi un po’ di sano piacere fisico.
Dunque, il dilemma è: condividere l’esperienza con un uomo –uno disponibile, se non si hanno grandi pretese, lo si trova sempre– o attrezzarsi per una sessione solitaria di appagamento autoerotico?
Il vecchio detto recita “meglio sole che male accompagnate” ed è vero che trovarsi per casa un uomo inetto solo perché non si ha la forza di sopportare pomeriggi solitari o, peggio ancora, perché non si vuole procedere con i propri arti (o con degli ausili adatti all’uso) al raggiungimento di un orgasmo è assolutamente sconsigliabile.
Dal punto di vista scientifico, quale differenza c’è fra il fai da te e il sesso di coppia?
Molte donne rispondono che l’atto a due è foriero di un orgasmo molto più intenso. Altre, sfiduciate e forse poco fortunate negli incontri, dicono che la pratica solitaria offre soddisfazioni non facilmente raggiungibili con il partner.
Oggi, la risposta arriva da ben due studi, uno americano, coordinato dal dottor Barry Komisaruk della Rutgers University nel New Jersey e l’altro olandese, eseguito dal dottor Janniko Georgiadis e il suo team della University of Groningen.
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Lo studio americano
Gli americani, più scientifici e meno lascivi, hanno sottoposto le donne sole a una risonanza magnetica, osservando quali aree del cervello si attivino in presenza di un orgasmo dovuto a fantasiosi pensieri privati. Sono ben 30 le parti coinvolte, compresa la corteccia prefrontale, quella parte deputata alle decisioni e alla pianificazione. Cioè, in poche parole, alla vita di una donna.
Quindi, quando una donne gode da sola, lo fa attraverso un’intensa attività cerebrale, pianificando e decidendo cosa fare, sentire e provare.
Lo studio olandese
Gli olandesi, invece, hanno effettuato la risonanza magnetica su donne stimolate da un partner, ottenendo risultati interessanti e differenti. In questo caso, infatti, durante l’orgasmo la corteccia prefrontale si spegne, inducendo uno stato di abbandono e quasi di “coscienza alterata”.
I circuiti del piacere, dunque, sono due
Ciò conferma che la porta del piacere supremo è oltrepassabile solo grazie all’abbandono all’altro. Più si è capaci di lasciarsi andare, di spegnere il pensiero razionale a favore di una totale o parziale perdita del controllo, più si è in grado di sperimentare l’estasi dell’amore terreno.
Mentre per coloro che utilizzando il cervello anche per ammirare un’opera d’arte, impedendosi di sentire se stessi e gli altri, la strada per l’appagamento è assai più tortuosa. Abbandonarsi ad un altro essere umano richiede complicità, una buone dose di rilassamento e una fiducia totale nell’altro. Ma la fiducia incondizionata non è il prerequisito di qualsiasi amore?