Il vostro uomo ha il pene piccolo? Siete fortunate. Sì insomma, è un po’ più piccolo di quello degli uomini di 60 anni fa (felici le nostre mamme!), ma, pensate un po’, è sicuramente più grande rispetto a quello che si ritroveranno i maschietti di domani.
Le vostre figlie e nipoti dovranno fare i conti con dimensioni più ridotte, a meno che il progresso non ci avrà portato a scambiarci il contatto Facebook con alieni superdotati. Pare infatti che una misura accettabile per un altrettanto accettabile sollazzo al femminile – quale sia, poi, la dimensione ideale ancora non si sa – non sarà più di questo pianeta. La causa? L’inquinamento ambientale.
Questa la conclusione cui sono arrivati all’Università di Padova, dove si è scoperto che le dimensioni del pene – valutate a riposo – si stanno progressivamente riducendo. Se 60 anni fa era di 9,7 centimetri (secondo i dati del rapporto Kinsey del 1948 relativi a oltre 2.700 maschi americani), oggi è di 8,9, secondo la media rilevata in oltre 2000 diciottenni veneti dall’équipe del patologo Carlo Foresta dell’Università di Padova, responsabile del Centro regionale di crioconservazione dei gameti.
In pratica, l’inquinamento inizia a danneggiare già l’apparato riproduttivo nell’utero materno. “Diossine, pesticidi, metalli pesanti, additivi di plastiche, vernici e detergenti – dice Foresta – possono agire in due modi: riducendo l’attività degli ormoni maschili androgeni o mimando l’attività degli estrogeni femminili“. Un calo degli androgeni porta di conseguenza a una riduzione della misura del pene e dei testicoli.
E i guai non finiscono qui: il diverso equilibrio ormonale causato dalla sballata attività degli androgeni provoca persino modificazioni morfologiche del corpo maschile, tanto che i ragazzi assumeranno sempre più una struttura fisica che li fa sempre più assomigliare alle donne.
Viene da chiedersi: di questo passo, tra catastrofi ambientali e peni sempre più piccoli, ci estingueremo?
Germana Carillo