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6 falsi miti da sfatare sul divorzio

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Quando ci si sposa di certo nessuno vorrebbe divorziare. Eppure le comuni credenze sull’argomento ci dicono che si tratta di una conseguenza quasi inevitabile del fatidico sì.

Respirate profondamente, neo-spose, perché le cose non stanno esattamente così. La verità sul divorzio, di cui l’unico dato certo è quello che si tratti di una pratica impegnativa e costosa dal punto di vista economico e, soprattutto, psicologico, è meno cupa di quel che vogliono farci credere.

Ecco i 6 falsi miti da sfatare:

Mito # 1: Uno su due matrimoni finisce in divorzio

La credenza che la metà dei matrimoni finiscono in divorzio, assolutamente falsa, va probabilmente ricercata nel fatto che la notizia di una separazione è un dato che colpisce di più l’immaginazione e l’attenzione rispetto a quello di un matrimonio, dato, diciamo, “per scontato”. È per questo che percepiamo molto più frequenti le separazioni rispetto ai matrimoni, mentre in realtà la percentuale delle separazioni è altamente sopravvalutata.

Mito # 2: la convivenza prima del matrimonio abbassa la probabilità di divorzio

Molti credono che le coppie che decidono di vivere insieme prima del matrimonio abbiano un percorso più facile dopo avere pronunciato il fatidico si. Ma non è così che stanno le cose, perché sono proprio le le coppie che vivono insieme a essere, al contrario, a rischio maggiore per il divorzio. I motivi sarebbero da ricercare in una maggiore propensione ad accettare l’idea di divorzio, a un minore impegno nel reggere a vicenda il matrimonio, nel fatto di essersi magari sposati per la ragione sbagliata, ad esempio per la pressione delle famiglie o la necessità di avere un figlio. Infine, chi convive rischia il divorzio perché potrebbe essere convinto di sapere già tutto quello che c’è da sapere sul matrimonio.

Mito # 3: il secondo matrimonio dura più a lungo del primo

Ancora una volta, questo assunto sembra avere una sua logica. Dopo tutto, non bisogna far altro che imparare dagli errori del matrimonio passato e applicare gli insegnamenti al secondo, non vi pare? Ma se, invece, sposarsi per la seconda volta significasse essere meno disposti a scendere a compromessi e più riluttanti a legarsi di nuovo? Non è di certo un precedente divorzio ad aiutarci a scegliere un partner migliore o essere un compagno migliore nel nostro rapporto successivo. Il divorzio ci insegna solo come divorziare.

Mito # 4: Il divorzio è incredibilmente costoso

Per stabilire quanto costa affrontare il passo precedente la rottura legale definitiva bisogna tener conto che la legge attuale impone il passaggio di tre anni dalla sentenza di separazione alla richiesta di divorzio? Bisogna quindi distinguere tra la separazione consensuale (la più praticata), basata su un accordo fra i coniugi ratificato dal giudice e con il quale vengono stabilite le modalità di affidamento dei figli, la divisione dei beni, gli eventuali assegni familiari, e quella giudiziale. In questo caso si tratta di un procedimento attivato su richiesta di uno dei due coniugi, con le istruttorie e una sentenza. I costi, che variano in funzione di alcune variabili come la presenza dei figli e l’entità dei patrimoni da dividere, si aggirano fra i 1500 e i 5 mila euro nel caso della separazione consensuale, e dai 3 mila ai 15 mila per quella giudiziale. Almeno per noi comuni mortali.

Mito # 5: Tutte le ex-mogli ottengono il mantenimento.

Assolutamente falso. L’assegno di mantenimento, il contributo economico che un coniuge o un genitore deve corrispondere all’altro in caso di separazione, di divorzio o di necessità, non sempre spetta alle donne, dal momento che i presupposti sono da valutarsi variano caso per caso, tenendo conto della capacità reddituale e patrimoniale della richiedente e dell’obbligato, del tenore di vita goduto in costanza di matrimonio, del godimento della casa coniugale. Anzi, può capitare che siano proprio le donne a dover versare un assegno al marito, se questo è giudicato come il coniuge più debole. La legge, infatti, non distingue fra uomini e donne.

Mito # 6: La madre ottiene quasi sempre l’affidamento dei figli.

Dal 2006, anno della legge 54 sull’affido condiviso, più dell’86% dei figli di separati è stato dato in affido condiviso. E c’è di più: nel disporre l’affidamento dei figli il giudice privilegia quello che appaia come il più idoneo a ridurre al massimo, nei limiti consentiti dalla situazione comunque traumatizzante, i danni derivanti dalla disgregazione del nucleo familiare e ad assicurare il migliore sviluppo possibile della personalità del minore. Insomma, la madre non ha alcuna garanzia di ottenere l’affidamento dei figli.

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Roberta Ragni

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Dopo una laurea e un master in traduzione, diventa giornalista ambientale. Ha vinto il premio giornalistico “Lidia Giordani”, autrice di “Mettici lo zampino. Tanti progetti fai da te per rendere felici i tuoi amici a 4 zampe” edito per Gribaudo - Feltrinelli Editore nel 2015.