Non riuscite a togliervi qualcuno dalla testa? Sognate ad occhi aperti su qualcuno quando dovreste lavorare? Immaginate il vostro futuro insieme a quella persona? Sentite le farfalle nello stomaco? Se la risposta è si, è chiaro, siete innamorati, ma questi sono solo alcuni dei segnali dell’innamoramento.
L’innamoramento è un fenomeno particolare, degno di nota e di studi da parte di ricercatori in ambito scientifico; infatti, antropologi e psicologi e biologi si sono concentrati sullo studio dell’amore e dell’innamoramento.
Hellen Fisher, antropologa della Rutgers University, ha delineato i segnali ben precisi dell’innamoramento:
Quando si è innamorati viene rilasciata più dopamina nel cervello, si pensa che la persona oggetto del nostro amore sia unica e speciale, tendendo a vedere solo il positivo. Secondo un articolo del 2017 sulla rivista Archives of Sexual Behaviour, questa concentrazione sulla persona di cui ci innamoriamo deriva da livelli elevati di dopamina centrale, una sostanza chimica coinvolta nell’attenzione e nella concentrazione.
Essere innamorati può alterare la nostra visione di una persona, infatti le persone veramente innamorate tendono a concentrarsi sulle qualità positive della persona amata, mentre trascurano i suoi tratti negativi. Secondo il Journal of Personality and Social Psychology, le relazioni di solito hanno più successo quando i partner sono idealizzati, venendo invece delusi quando si scopre che le persone non corrispondono alla nostra aspettativa.
Essere innamorati, soprattutto nelle fasi iniziali, ci fa sentire come se fossimo su una montagna russa di emozioni: passando dall’euforia, alla gioia e al desiderio fino ad arrivare alla tristezza e all’ansia quando la relazione subisce una battuta d’arresto. Secondo la dottoressa Fisher, essere innamorati è una forma di dipendenza e quando questa viene sottratta a qualcuno, si possono sperimentare “ritiri e ricadute”.
Quando si è innamorati l’attrazione che si prova verso quella persona si intensifica giorno dopo giorno, specie se si affrontano delle avversità insieme. Sono proprio i neuroni produttori di dopamina a far scatenare questa reazione, aumentando i loro livelli di produttività.
L’amore si insinua nel cuore e soprattutto nel cervello, infatti le persone innamorate riferiscono di trascorrere, in media, più dell’85% delle loro giornate meditando sul loro “oggetto d’amore”.
La dottoressa Fisher definisce questo come un “pensiero intrusivo”. Questo comportamento dai tratti ossessivi può derivare da livelli ridotti di serotonia centrale nel cervello.
Spesso nelle relazioni si intacca in quella che viene definita “dipendenza emotiva”: le persone innamorate mostrano evidenti segni di dipendenza emotiva dalla loro relazione, tra cui possessività, gelosia, paura del rifiuto e ansia da separazione.
Innamorarsi profondamente spesso significa non sapersi vedere senza quella persona al proprio fianco, pianificando un futuro insieme. Questa sensazione è legata all’ormone dell’ossitocina che crea forti legami emotivi con le persone, aumentando i livelli di empatia, soffrendo per il dolore dell’altro e gioendo per i traguardi altri, come fossero propri.
L’antropologa Fisher ha studiato, assieme al suo gruppo, anche il fenomeno del disinnamoramento inteso come perdita della scintilla. Secondo i loro studi, infatti, le dinamiche di una relazione possono cambiare nel tempo, lo stato di innamoramento non dura per sempre e i sentimenti euforici legati all’amore diminuiscono e affievoliscono dopo 3 anni.
Fonte: livescience.com