depressione

Chi vive nelle grandi città è più soggetto a depressione

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Apatia, ansia, insonnia, perdita di concentrazione: sono solo alcuni dei sintomi che accompagnano la depressione, il “male oscuro” che al giorno d’oggi affligge sempre più persone e spesso rimane nel silenzio, portando chi ne soffre a compromettere rapporti sociali e attività quotidiane.

Come abbiamo visto dal nostro speciale dedicato alla depressione, sono diversi i fattori che possono influire sulla comparsa della patologia e proprio in questi giorni se ne sta discutendo in un convegno internazionale a Milano: in particolare, il focus è sulle correlazioni tra ambiente, condizioni sociali e depressione e i dati presentati sono del tutto scoraggianti per le grandi città.

Analizzando le caratteristiche di diversi quartieri di Milano, come la presenza di aree verdi, servizi e luoghi di aggregazione, è emerso come vi sia un aumento del rischio di disturbi mentali nei quartieri più poveri e periferici delle città, rischio dovuto probabilmente alle sensazioni di disagio, paura e insicurezza causate da condizioni di vita tutt’altro che ottimali.

Si è assodato che l’ambiente ha enormi responsabilità in termini di disturbi mentali – spiega Mariano Bassi, primario di Psichiatria all’Ospedale Niguarda di Milano e organizzatore del convegno – Diciamo che sulla depressione i cosiddetti elementi costituzionali incidono per il 50 per cento. Il restante 50 è collegato al contesto (anche sociale) in cui si vive. In alcuni miei studi ho ravvisato un diverso tono dell’umore tra gli abitanti di una quartiere e un altro.

La tesi è supportata anche da altri studi condotti nelle città degli Stati Uniti, che hanno confermato come la residenza in zone svantaggiate delle metropoli portasse ad una maggiore incidenza di disturbi mentali, indipendentemente dalle caratteristiche soggettive dei cittadini.

Le metropoli farebbero ammalare il 4% in più degli uomini e il 9% in più delle donne, già predisposte naturalmente alla depressione. Partendo da questi risultati, gli esperti vorrebbero realizzare interventi mirati sui territori più a rischio, agendo sulle politiche di urbanizzazione e mettendo in opera pratiche di condivisione e aggregazione sociale che possano allontanare il “male oscuro”. Una riqualificazione in questo senso dei quartieri più a rischio potrebbe essere funzionale alla prevenzione dell’insorgere di varie forme depressive: Il nostro obiettivo – dice Bassi – è consegnare alle Istituzioni dei dati che possano aiutarle a capire quali sono gli interventi prioritari, nonchè a definire strategie di prevenzione su misura.

Eleonora Cresci

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