Se pensate che il vostro capo sia più stressato di voi vi sbagliate. È vero il contrario: chi occupa posizioni di leadership è più rilassato di chi è comandato. Lo rivela una ricerca condotta dalle Università di Harvard e di Stanford, i cui risultati sono stati pubblicati su Proceedings of the National Academy of Science.
Viene dunque smentito il luogo comune che vuole i “capi” più stressati dei sottoposti, per le maggiori responsabilità e le decisioni che devono prendere, mentre viene confermata la famosa affermazione di Giulio Andreotti, secondo cui “il potere logora chi non ce l’ha“.
In un primo studio, che ha coinvolto 231 ufficiali militari dell’Harvard executive leadership program, è stato misurato il loro livello di cortisolo, il principale ormone dello stress. Ai partecipanti è stato chiesto di rispondere alla domanda: “Da quando sei diventato leader, la vita è diventata più stressante?” Dalle risposte è emerso che chi ha il potere ha livelli inferiori di cortisolo – il 27% in meno – ed è più sereno di chi non ce l’ha.
Per gli scienziati, l’elemento decisivo è il senso del controllo: più si è autonomi e più si è tranquilli. Se invece si è comandati dagli altri, aumenta l’ansia e, quindi, il livello di stress. James Gross, psicologo dell’Università di Stanford, ha infatti spiegato che avere il controllo delle vite altrui riduce il livello di ansia. Una sensazione questa, che va a compensare le difficoltà di comando legate al ruolo ricoperto.
Questo risultato era già stato osservato nei primati: qualche tempo fa Robert Sapolsky, biologo dell’Università di Stanford, aveva analizzato il livello di cortisolo nei babbuini, scoprendo che quelli che possedevano ruoli di comando all’interno del branco erano meno stressati.
In un secondo studio, invece, sono stati analizzati 88 membri dell’Harvard’s executive education program, per capire il tipo di lavoro svolto e il livello di gratificazione provato nel controllare quello degli altri. E i risultati hanno confermato il primo esperimento.
Gross sottolinea, tuttavia, che gli studiosi non si sono soffermati ad individuare un rapporto di causa-effetto tra leadership e stress, ma hanno misurato soltanto il livello di stress percepito. “Quando si parla di stress bisogna distinguere: quello percepito è una cosa, le risposte concrete dell’organismo un’altra – spiega a la Repubblica lo stressologo Carlo Pruneti, responsabile dell’unità di psicologia clinica del dipartimento di medicina clinica e sperimentale dell’Università di Parma – Il primo è una percezione della psiche, ed è plausibile che non colpisca particolarmente i leader, perché comandare gratifica, e la gratificazione non fa sentire la stanchezza. Il secondo ha a che vedere con reazioni psicobiologiche, ed è dagli anni ’50 che lo studio delle malattie cardiovaacolari dimostra che chi ha più responsabilità ha anche un rischio di contrarre malattie coronarie più alto“.
Pruneti sostiene che si sarebbe potuta ottenere una valutazione più esauriente se i ricercatori avessero preso in considerazione la differenza tra i valori di picco dello stress al mattino e quelli della sera. Secondo l’esperto, tuttavia, i risultati dell’indagine sono spiegati dal fatto che chi non è leader vuole diventarlo e questa aspirazione provoca uno stato d’ansia.
Si deve comunque tener presente che, una volta divenuti leader, bisogna lavorare molto per riuscire a mantenere il potere.
Silvia Bianchi