Si va al ristorante: momento per rilassarsi, direte voi, per rompere gli schemi e gustare in tranquillità ottimi piatti, per di più con la comodità di venire serviti. Certo, ma un relax completo non si gode neanche quando si va a mangiare fuori, a quanto pare; gli occhi sono sempre attenti ad osservare gli altri e i nostri comportamenti ne vengono influenzati: sì, anche a tavola. Questioni di psicologia da ristorante.
Secondo una ricerca condotta da Alexandre Steyer della Sorbona e Pascale Quester dell’Università di Adelaide, ed in uscita sul Journal of Consumer Research al momento di ordinare i piatti che mangeremo quando siamo al ristorante, veniamo condizionati dalle scelte dei nostri commensali: guardiamo a loro per uniformare o al contrario per differenziare le nostre richieste dalle loro. E’ tutta una questione di percentuali: all’inizio ci lasciamo attrarre da quel piatto tanto invitante descritto nel menù e siamo tentati di ordinarlo; manteniamo questa nostra scelta finchè il numero di quelli che ordinano qualcosa di diverso è piuttosto basso. Quando però circa il 60 – 70% dei nostri commensali ordinano lo stesso piatto, rientriamo anche noi all’interno del gregge e ci uniformiamo alla scelta della maggioranza.
La tendenza a differenziare la propria scelta da quella degli altri emerge, però, nuovamente, quando la totalità del tavolo (circa il 90%) si è uniformata su un’unica ordinazione. Misteri della psiche umana. Si tratta dell’antico e nuovo desiderio di essere accettati perché uguali agli altri e allo stesso tempo della voglia di affermarsi ed avere il coraggio delle proprie scelte differenti: sì, anche al ristorante!
I due ricercatori sono giunti a queste conclusioni effettuando uno studio che ha preso in esame i clienti di un locale parigino, il Flam’s. Sono stati studiati 70 tavoli, in ognuno dei quali erano seduti ospiti in numero variabile dai 2 ai 18, che avevano ordinato un menù a prezzo fisso comprensivo di antipasto, piatto principale, dessert e bevanda. La presenza del menù a prezzo fisso consentiva di scartare, tra le varianti che influivano sulla decisione, quella economica. Secondo i ricercatori è proprio sulla scelta della bevanda che generalmente si riesce con più facilità a mantenere una propria autonomia decisionale.
“Dimmi con chi mangi e ti dirò cosa e quanto mangi“: è ciò che, in sintesi, si potrebbe dedurre da questo studio, confermato anche da un’altra ricerca, pubblicata sul Journal secondo la quale la costituzione fisica della persona con cui mangiamo e le porzioni dei suoi piatti, influenzano la quantità di cibo che noi assumiamo. L’esperimento è stato condotto da ricercatori canadesi e statunitensi i quali hanno preso un campione di 210 studenti universitari, chiedendo loro di assistere, a gruppi di due, alla proiezione di alcuni filmati. Durante la visione avevano la possibilità di mangiare degli snack messi a loro disposizione. La persona sotto esame era, in realtà, una sola: l’altra, una complice dei ricercatori, era una ragazza molto magra, che si prestava all’esperimento nelle sue vesti ed in quelle di una persona obesa. La giovane, durante la proiezione del film, iniziava a servirsi dei cibi presenti su di un tavolo: lo studente sotto osservazione metteva nel proprio piatto le stesse porzioni della ragazza, ridotte o abbondanti, quando ella era nei suoi veri panni, e quindi magrissima. Se invece si presentava, camuffata, nelle vesti di una cicciottella, la “cavia” evitava di copiarla, quando si serviva porzioni esagerate. Il pensiero, neanche tanto velato, era forse “Se mangio così tanto, diventerò come lei!”
E tra sessi diversi che tipo di condizionamento agisce? Sembra che le donne siano molto più influenzabili dal sesso della persona con cui siedono a tavola, rispetto agli uomini. Quando una donna mangia in compagnia di altre donne, tende a riempire con più facilità il piatto. L’autocontrollo torna invece ad agire in presenza di un uomo: la donna continua a voler dare l’idea di “mangiare come un uccellino”, quindi sì ad una dietetica insalatina scondita, mentre lui mangia tranquillamente la sua doppia porzione di pasta alla carbonara!
Anche il numero dei commensali influenza la quantità di cibo che assumiamo: come precisa Andrea Ghiselli, ricercatore dell’Istituto Nazionale per la Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione, “In gruppo si tende sempre ad esagerare un po’ a tavola, rispetto a quando si mangia in coppia”. Il gruppo fa rilassare, insomma ed abbassare le difese, quindi anche la rigida dieta di una donna può essere infranta, tra amici: l’importante è riprendere in mano il controllo durante la romantica cenetta a due!
Francesca Di Giorgio