La stanchezza è una cosa naturale: se si vive ci si stanca! In più, se si vive impegnandosi e sforzandosi non solo fisicamente ma anche mentalmente, lo si è molto di più.
Ma è un fatto del tutto spontaneo e fisiologico e, a volte, perfino piacevole, se la stanchezza è provata dopo ore di lavoro duro ma gratificante.
Questo tipo di spossatezza è dovuta al bisogno naturale del corpo di riposare e rigenerarsi, ma è altra cosa rispetto alla CFS – la Sindrome da Fatica Cronica, così definita nel 1994 dagli esperti che stanno cercando una soluzione a questo malessere che è molto più che semplice affaticamento.
La CFS implica, infatti, una fiacchezza generale che non passa nemmeno dormendo e che ha sue caratteristiche e sintomi specifici: dura almeno 6 mesi, implica difficoltà di memoria e concentrazione, dolori delle ghiandole linfonodali, dolori muscolari e articolari e cefalea. Inoltre, il sonno, in genere riparatore cellulare e rigenerante per anima e corpo, non può nulla contro questa devastante stanchezza. In più anche solo piccoli sforzi o blando esercizio fisico, l’acuiscono, tanto che la debolezza tipica del dopo allenamento, persiste per almeno 24 ore. La qualità di vita dei soggetti che ne soffrono ne risente, ovviamente, oltremodo: la fatica riduce notevolmente le prestazioni nel lavoro o nello studio e nelle relazioni personali.
Si è infatti meno capaci di concentrarsi e impegnarsi anche nelle piccole cose di tutti i giorni, tanto che anche piaceri più grandi come viaggiare o prendere iniziative di qualsiasi tipo, risultano difficili e troppo impegnativi mentalmente.
Il tutto è aggravato anche dal pessimo umore: si è infatti più irritabili e più soggetti alle sindromi influenzali e, talvolta, si hanno perfino disturbi alla vista. Una bella gatta da pelare insomma!
Ma perché si ha una tale fatica disumana? Il problema è proprio questo: non si sa. O, per lo meno, non si sa ancora. Le cause infatti sono ancora avvolte nell’oscurità, ma tanti sono gli studi che se ne stanno facendo, anche se l’opinione pubblica non è ancora stata molto sensibilizzata al riguardo. C’è da dire che in effetti il concetto stesso di fatica non è molto chiaro e, a tal proposito, per diffondere le conoscenze scientifiche della patologia esiste la giornata mondiale della CFS – il 12 maggio. L’idea è nata dalle associazioni europee e americane che si dedicano alla ricerca delle cause e dei rimedi di questa malattia – tra le quali un gruppo internazionale di cui fa parte, sebbene la sede sia ad Atlanta, Umberto Tirelli del Centro di riferimento oncologico (Cro) di Aviano.
Proprio ad Aviano è nata la prima unità diagnostica della Cfs con ambulatorio settimanale. Qui si è appurato che erano proprio i pazienti ex malati di cancro a soffrire di questa fatica, anche anni dopo l’esportazione del tumore e la fine della terapia.
Forse una pista da seguire per stabilire una causa. Altre ipotesi quelle legate a risposte anomale del sistema immunitario – le cui difese troppo basse non reagirebbero più come si deve a infezioni o intossicazioni – o a qualche virus – si è parlato di retrovirus XMRV – correlato alla leucemia murina, per passare poi un altro retrovirus della stessa classe, l’MRV. Ma le ipotesi sono ancora tutte da dimostrare.
L’unica cosa certa è che colpisce per lo più le persone tra i 35 e i 40 anni e che gli anziani e i giovanissimi ne sono pressoché immuni. I dati comunque non è che siano molto allegri: 300 mila italiani ne soffrono, per lo più donne. E non esistono nemmeno farmaci specifici. Un nuovo farmaco tuttora in corso di studio è l’ Ampligen, un farmaco nato contro l’AIDS ma che sta venendo sperimentato proprio con ottimi effetti contro la CFS: pare infatti dia buoni risultati, riducendo i sintomi e migliorando le performance di vita. Tuttora nei numerosi forum americani che trattano l’argomento lo consigliano come farmaco off-label.
Certo si possono sempre assumere antidolorifici e immunomodulatori o anche integratori per il sistema immunitario. Ma non è tutto: per la gioia dei golosi, un pezzetto di cioccolato fondente pare sia un toccasana per le forme di CFS, per lo meno non per quelle più acute – che possono anche durare anni. Uno piccolo studio della University of Hull (in Gran Bretagna) pubblicato sulla rivista scientifica Nutrition Journal ha infatti dimostrato che il cacao amaro contenuto nel cibo degli dei, ricco di antiossidanti e polifenoli, ridurrebbe l’astenia e migliorerebbe l’umore dei malati di CFS. Attenzione però a non esagerare si parla infatti di circa 15-20 grammi al giorno!
Ma che fare allora se si è sempre terribilmente stanchi? Rivolgetevi al vostro medico se avete tutti i sintomi suddetti, ma solo se non potete spiegarne la ragione: se non siete depressi, non avete problemi alla tiroide o la mononucleosi, l’artrite, il lupus o il cancro, e siete sempre terribilmente a pezzi, forse soffrite anche voi di CFS.
Ma, prima di disperare, riflettete un attimo: se conducete una vita stressante e faticosa fisicamente e mentalmente forse è solo il caso di tirare un attimo il freno e di rallentare la marcia! Provate prima di tutto con una bella vacanza e se proprio non vi passa, rinunciate a una delle mille attività che vi riempiono la vita: forse vi sentirete un po’ persi inizialmente, ma il vostro corpo e la vostra mente vi ringrazieranno, ridandovi la forza di fare al meglio poche cose piuttosto che far fatica a farne troppe!
Valentina Nizardo