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La depressione colpisce più le giovani donne

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Disoccupata o stakanovista. E depressa. E nemmeno tanto avanti con l’età. La donna, più dei maschietti, soffre tanto di quel male oscuro contro cui si deve lottare. Lo dice un’indagine condotta su poco più di 7mila italiani nell’ambito di un sondaggio internazionale che ha coinvolto circa 57mila europei, compresi francesi, tedeschi, inglesi e spagnoli.

Un fenomeno in crescita

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la depressione è una delle principali cause di disabilità a livello globale, e le donne risultano più vulnerabili rispetto agli uomini. Studi più recenti suggeriscono che fattori ormonali, sociali ed economici giocano un ruolo determinante. L’aumento dello stress legato al lavoro e alle aspettative sociali sta contribuendo a rendere la depressione ancora più diffusa tra le giovani donne.

In Italia, circa una persona su 10 nell’ultimo anno ha avuto a che fare con la depressione, un dato che non varia molto rispetto al passato. Tuttavia, oggi la si conosce meglio e si è più consapevoli anche dei sintomi più lievi. Spiega Liliana Dell’Osso, direttore della Clinica Psichiatrica dell’Università di Pisa, che la nostra società chiede “prestazioni” sempre maggiori e

«questa pressione fa emergere anche i quadri depressivi più lievi: oggi pure sintomi blandi possono rivelarsi incompatibili con l’efficienza e la produttività 24 ore su 24″.

Lavoro e relazioni sociali: i fattori chiave

Secondo i dati dell’indagine, i depressi sono spesso giovani e incontrano difficoltà sia sul lavoro che nelle relazioni sociali:

Il lavoro come fattore di rischio

Chi soffre di depressione spesso si trova in condizioni lavorative precarie. Tra i dati raccolti emerge che:

  • Molti hanno un impiego part-time o sono in cerca di lavoro.
  • In un caso su tre, i soggetti depressi hanno un reddito basso.
  • Chi ha un lavoro tende ad assentarsi frequentemente o a sperimentare un calo significativo della produttività.

Relazioni sociali e isolamento

Le persone affette da depressione sono più spesso single, divorziate o vedove, con un’incidenza maggiore rispetto alla popolazione generale. La mancanza di una rete sociale solida rappresenta un fattore di rischio importante. La vita di coppia sembra avere un effetto protettivo per il benessere mentale.

«La solitudine e la carenza di relazioni sociali sono uno stress per l’individuo, per cui sono effettivamente depressogeni: basti pensare che esistono modelli sperimentali di depressione prodotti proprio isolando a lungo gli animali»

afferma Dell’Osso.

«Detto ciò, tutti gli eventi di vita con un impatto emotivo, dai lutti alla perdita del lavoro, dall’interruzione di relazioni significative alle difficoltà economiche, agiscono sempre su una suscettibilità genetica alla malattia. E tanto più si è predisposti, tanto minore è il “peso” dell’evento stressante sufficiente a far precipitare un episodio di depressione”.

Stili di vita e salute fisica

Uno stile di vita poco salutare è spesso associato alla depressione. Il depresso è più incline a:

  • Fumare regolarmente.
  • Condurre una vita sedentaria.
  • Soffrire di disturbi del sonno, ansia e mal di testa.

Queste abitudini possono portare a problemi come aumento di peso, colesterolo alto, disturbi gastrointestinali e altre patologie. Spiega Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli di Milano:

«La compresenza di depressione e patologie cardiovascolari, metaboliche, endocrine, autoimmuni e neurologiche è un dato di fatto. Le nuove frontiere della ricerca sono proprio dedicate a capire perché sia così e quali siano gli elementi in comune delle diverse malattie”.

Depressione e rischi per la salute

Numerosi studi hanno dimostrato che la depressione non è solo un disturbo mentale, ma ha effetti sistemici sull’organismo. Una delle correlazioni più preoccupanti riguarda la salute cardiovascolare. Chi ha avuto un infarto e soffre di depressione ha una probabilità più alta di mortalità, perché lo stato depressivo contribuisce ad aumentare la coagulazione del sangue, aumentando il rischio di eventi trombotici.

«Dobbiamo perciò considerare la depressione come una malattia sistemica e biologica, che coinvolge più apparati e spesso è solo una faccia di un complesso “squilibrio” dell’organismo”,

conclude Mencacci.

Leggi anche: Il doppio volto della depressione

La depressione nelle giovani donne è un problema sempre più diffuso, legato a fattori sociali, economici e biologici. Se da un lato la consapevolezza del disturbo è aumentata, dall’altro è necessario un approccio più ampio per affrontarlo, che includa il supporto psicologico, strategie per migliorare la qualità della vita e una maggiore attenzione alla salute fisica.

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Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di wellme per tre anni, scrive per greenMe da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania