È il male oscuro: tanto temuto quanto poco conosciuto; tanto diffuso quanto sottovalutato. Parliamo della depressione, ed in particolare di quella che affligge le donne. Una malattia vera e propria, che getta un velo nero sulle giornate e trasforma in una fatica anche le azioni più semplici; una malattia che porta persino a raddoppiare le possibilità per le donne di mezza età di essere colpite da ictus.
È questa l’ultima scoperta effettuata dagli studiosi australiani dell’Università del Queensland, in una ricerca che per la prima volta prende in esame la correlazione esistente appunto tra depressione ed ictus. I ricercatori hanno sottoposto a test più di diecimila donne di età compresa tra i 47 ed i 52 anni, che sono state monitorate per un periodo di dodici anni, durante i quali, a cadenza triennale, veniva loro richiesto di rispondere a questionari in merito alla propria salute fisica e psichica.
Durante il periodo di verifica all’incirca il 24% delle donne ha dichiarato di essere depressa; nell’arco dello stesso tempo sono stati registrati 177 casi di ictus. La correlazione di questi con la depressione è stata effettuata mediante un complesso sistema statistico supportato da un costante controllo dei dati. Nel verificarsi dei casi di ictus è stata valutata anche l’incidenza di fattori notoriamente considerati di forte rilevanza come l’utilizzo di alcol e fumo, il diabete e l’ ipertensione, l’ obesità, l’ attività fisica, l’età anagrafica e lo status socio economico.
Eliminati i casi in cui determinante risultava l’incidenza di tali fattori, gli studiosi hanno potuto rilevare che le donne depresse presentavano all’incirca 1,9 volte in più il rischio di venire colpite da ictus rispetto a quelle che non avevano manifestato sintomi depressivi. Non è ancora chiara, tuttavia, quale sia la ragione che tiene collegati la depressione con l’insorgenza dell’ictus: potrebbe trattarsi, secondo la principale responsabile dello studio, la dottoressa Jackson, epidemiologo presso la School of Population Health dell’Università del Queensland, delle conseguenze sui vasi sanguigni di processi infiammatori in atto nell’organismo.
È evidente però, sottolinea la dottoressa, che “quando si trattano le donne, i medici devono riconoscere la gravità della cattiva salute mentale e quali effetti può avere nel lungo termine. Le attuali linee guida per la prevenzione dell’ictus tendono a trascurare il ruolo potenziale della depressione“. Un chiaro invito, dunque, ad approfondire gli studi su questa malattia, in funzione di un’efficace opera di prevenzione, soprattutto nei confronti di donne ancora in giovane età.
Francesca Di Giorgio