Depressione, quali sono le alterazioni presenti nell’organismo di chi ne soffre? Nell’indagare tra i sintomi e le possibili cause della depressione gli esperti sono giunti ad individuare nei pazienti che ne sono affetti una alterazione dell’orologio biologico e dei geni che controllano i ritmi circadiani dell’organismo.
Pare che i ritmi che controllano il nostro orologio interno, in grado di regolare lo svolgimento delle funzioni del nostro organismo nel corso sia del giorno che della notte, risultino profondamente alterati nei pazienti che soffrono di depressione, anche in forma grave. Alcuni sintomi della depressione, a parere degli esperti, potrebbero essere legati proprio alle alterazioni del nostro orologio biologico.
I risultati dello studio in questione, nato da una collaborazione tra i ricercatori di diverse università statunitensi, tra le quali troviamo la University of Michigan, sono stati pubblicati da parte della rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences. I geni che si occupano di regolare i ritmi cicardiani sono situati nel tessuto cerebrale e la loro alterazione potrebbe essere una delle cause della depressione.
Gli studi degli esperti hanno valutato sia persone sane che persone affette a depressione. Secondo quanto dichiarato da parte del dottor William Bunney, tra i principali autori dello studio e Professore di Psichiatria e Comportamento Umano, in sei regioni del cervello umano i ritmi dei geni correlati all’orologio interno si sono rivelati come significativamente alterati nei pazienti affetti da depressione rispetto ai pazienti sani.
I ricercatori si sono occupati di analizzare l’espressione genica di numerosi campioni cerebrali provenienti dalle regioni del cervello interessate, con particolare riferimento all’RNA. I risultati ottenuti, a parere dell’esperto, aprono la strada all’impiego di nuovi trattamenti per la depressione che siano rivolti al ripristino rapido dei geni deputati alla regolazione dell’orologio interno che si siano rivelati anomali, con la possibilità di normalizzare i ritmi circadiani. Individuare simili alterazioni potrebbe risultare molto utile sia nella cura che nella prevenzione della malattia.
Marta Albè
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