L’8 marzo si festeggia in molti paesi la Festa della donna: giornata in cui si celebrano le conquiste sociali, politiche ed economiche di quella che viene definita poeticamente “l’altra metà del cielo”.
L’8 marzo era originariamente una giornata di lotta, specie nell’ambito delle associazioni femministe. Tuttavia, nel corso degli anni, il vero significato di questa ricorrenza è andato sfumando, lasciando il posto a connotati di carattere commerciale e politico.
L’origine storica e la scelta della data per la festa restano incerte: si crede che la data debba riferirsi ad un incendio avvenuto in una fabbrica tessile statunitense dove persero la vita 120 operaie.
La mimosa come simbolo e dono in questa giornata è una usanza italiana, scelta dall’Unione Donne Italiane, perché il giallo esprime vitalità, forza e gioia e rappresenta il passaggio dalla morte alla vita. Ma aldilà delle diverse connotazioni culturali, politiche e personali che ogni donna attribuisce a tale ricorrenza è importante ricordare che in questa giornata si celebra il riscatto della dignità femminile e che, fin quando esisteranno soprusi e violenze sulle donne, nessuna di noi potrà dirsi completamente soddisfatta.
Le cifre dei soprusi subiti dalle donne continuano purtroppo ad essere sconcertanti:
- Ogni anno nel mondo 3 milioni di donne e bambine sono sottoposte a scissione o mutilazione genitale. È una pratica ampiamente utilizzata, effettuata quasi sempre in condizioni sanitarie abominevoli, senza anestesia e soprattutto su bambine anche in tenerissima età. Gli effetti sulla salute sono devastanti, e colpiscono le donne in ogni momento della loro vita sessuale e riproduttiva. Oggi sarebbero 130 milioni le donne che hanno subito questo genere di mutilazione. I flussi migratori, l’hanno resa una realtà tristemente nota anche nei paesi occidentali.
- La piaga dello stupro colpisce ogni parte del globo: i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità fissano tra il 14 ed il 20% il numero di donne che, negli Stati Uniti, subiscono uno stupro durante il corso della vita. Percentuali analoghe sono rilevate in Canada, Corea e Nuova Zelanda. La violenza sessuale è anche un’arma di guerra, solo da poco riconosciuta come tale dalle leggi internazionali. I conflitti con un forte connotato etnico, come quelli nei Balcani o in Africa centrale, vedono l’uso dello stupro come strumento bellico da parte di entrambi i contendenti. Nel 1993, il Centro per i crimini di guerra di Zenica aveva documentato in Bosnia 40 mila casi di stupro, ma le cifre reali sono ritenute ben più alte.
- In Italia si stimano a 6 milioni 743 mila le donne che in età compresa tra i 16 e i 70 anni hanno subito nel corso della vita una violenza fisica o sessuale.
Tale numero, se rapportato all’intera popolazione italiana appartenente alla stessa fascia di età (tra i 16 e i 70 anni), rileva che il 31,9% delle donne italiane è stata vittima di violenza.
Inoltre, si stimano a 5 milioni le donne che hanno subito delle violenze sessuali ed a 3 milioni 961 mila quelle che hanno subito violenze fisiche, che rappresentano rispettivamente il 23,7% ed il 18,8% dell’intera popolazione femminile appartenente a tale fascia di età.
Questi sono dati che nessuna di noi può ignorare, perché molto deve ancora essere fatto per il riscatto della dignità delle donne. Non dimentichiamolo… e non solo oggi.