Uno dei tanti “interruttori” del nostro cervello pare sia proprio adibito all’inibizione del desiderio di cocaina.
Una ricerca del National Institute on Drug Abuse di Baltimora in collaborazione con l’Istituto di farmacologia e tossicologia di Pechino – a capitanare l’equipe Zheng-Xiong Xi – ha scoperto infatti il bersaglio da centrare per spegnere la voglia di polvere bianca.
I risultati di tale studio sono stati pubblicati sulla rivista Nature Neuroscience.
Esistono due recettori cerebrali corresponsabili delle dipendenze che sfociano in abusi di sostanze stupefacenti: il CB1 e il CB2, entrambi attivati dal legame coi cannabinoidi – sostanze psicoattive autoprodotte dal corpo o assunte tramite le droghe appunto.
Era già noto da tempo che, attivando il primo farmacologicamente, si stimolasse quel meccanismo cerebrale chiamato di ricompensa e piacere, che scatena un desiderio morboso della sostanza in questione e che favorisce le ricadute post astinenza. Ma ciò che non si sapeva ancora era che attivando il secondo si riduce proprio la voglia di ricaderci!
Ciò che hanno fatto Zheng-Xiong Xi e colleghi è stato scoprire delle molecole capaci di pigiare il solo CB2, attivandolo in modo selettivo, con la conseguente diminuzione del desiderio di drogarsi – l’esperimento è stato fatto sui topi ai quali era stata indotta la dipendenza a cocaina ed è stato appurato che le due classi di molecole scoperte sono riuscite, attivando il recettore CB2, a ridurre la loro necessità di droga (potevano infatti autosomministrarsela per endovena) e gli stimoli eccitanti conseguenti a livello comportamentale e locomotorio.
Lo studio è di enorme importanza perché potrà forse aprire la strada a nuove terapie in grado di combattere l’abuso di sostanze stupefacenti e la voglia di estraniarsi dalla realtà sniffando cocaina.
Valentina Nizardo