L’origine della scelta di un partito politico piuttosto che un altro è sempre stata un argomento molto stuzzicante per gli studiosi. I sociologi erano riusciti a fare un po’ di chiarezza dicendo che il voto può essere classificato sulla base delle caratteristiche formali della relazione che lega votante e votato.
E in base a ciò hanno individuato tre tipi di voto: di opinione (legato al programma del singolo candidato a prescindere dal colore politico), di appartenenza (che si basa sull’adesione ideologica tradizionale familiare o dell’ambiente in cui si vive), di scambio (che corrisponde alla partecipazione ad una lobby di interessi in cui io voto la coalizione che mi può dare dei vantaggi).
Ma a complicare la situazione ora sono giunti gli studiosi della Western Political Science Association, per cui la decisione della propensione politica non dipende esclusivamente da ciò che i genitori insegnano e dalle influenze culturali in cui ci si imbatte nel corso della vita, quindi non solo dalla socializzazione. Le decisioni politiche, anzi, potrebbero dipendere da fattori genetici.
Questo è il contenuto di un articolo che recentemente è stato pubblicato su “Political Research Quarterly“. L’articolo non nasce come uno studio isolato, bensì come l’estratto di un progetto di ricerca più ampio che ha dato vita all’elaborato “The Scientific Analysis of Politics” redatto dalle psicologhe Rose McDermott e Kristen Renwick Monroe.
I ricercatori però sono attenti a sottolineare che l’ereditarietà delle scelte politiche non è stata però ancora scientificamente indagata e questa ricerca è tra le prime ad avere l’obiettivo di studiare la trasmissione genetica dei gusti politici.
Durante la ricerca, guidata da Lindon Eaves, utilizzando modelli genetici quantitativi, si è cercato di esaminare le fonti di identificazione delle scelte politiche e l’intensità delle identificazioni stesse. Computandoli con gli esiti di recenti esami sugli atteggiamenti politici e sulla scelta di voto, i dati raccolti cominciano a fornire un quadro più completo della fonte dell’appartenenza politica e della complessità della politica e delle sue basi genetiche.
A questo punto è lecito chiedersi: cultura o genetica, quindi? McDermott e Monroe ci dicono che: «Non intendiamo riattivare un dibattito ormai non più produttivo tra le radici naturali e culturali della politica dal momento che sembra ormai evidente che le due forze operino in tandem. Piuttosto considerando natura e cultura in una prospettiva integrata, crediamo sia possibile raggiungere una comprensione maggiore del comportamento politico degli uomini».
Sperando che la scienza abbia sempre esiti positivi per l’uomo, la prima immagine che mi è venuta in mente è quella di un esercito di elettori geneticamente modificati! Rabbrividisco!
Lazzaro Langellotti