In questi giorni il mondo del calcio è stato, e continua ad esserlo, scosso dal terremoto giudiziario e mediatico delle scommesse. Le false partite, i personaggi noti in arresto o indagati, la delusione di tifosi e scommettitori e, in ultimo, anche l’ombra della longa manus della camorra: questo lo scenario che si presenta sotto gli occhi di noi italiani.
Quale occasione migliore, quindi, per sollevare il problema delle mania delle scommesse e del gioco d’azzardo on line, che sta assumendo dimensioni davvero incontrollabili, con tutti i rischi che ne derivano. Il numero dei dipendenti da gioco, persone come Beppe Signori che non possono fare a meno di rischiare e scommettere, ha subito una fortissima impennata, così come le occasioni per scommettere (e magari perdere tutto).
Per giocare su Internet basta davvero poco: una carta di credito e un collegamento alla rete. Il web garantisce a tutti un accesso al gioco 24 ore su 24, anche a persone che magari non avevano mai pensato al gioco d’azzardo e che, iniziando per curiosità, finiscono su un sito di scommesse. E i soggetti più fragili possono sviluppare la dipendenza.
A spiegare il fenomeno e lanciare l’allarme del gioco d’azzardo on line è un articolo-seminario pubblicato sulla rivista Lancet da David Hodgins, della University of Calgary, Canada.
“Il gioco d’azzardo è una patologia assimilabile alla dipendenza e il numero di individui colpiti varia di paese in paese“, dice Hodgins che sottolinea come perfino nei Paesi che per motivi religiosi o culturali si oppongono al gioco d’azzardo (come Cina, Malesia, Corea del Sud) di fatto sono stati aperti casinò per i turisti. Il caso più paradigmatico è quello di Hong Kong, dove c’è un giocatore “dipendente” ogni 20 abitanti.
Secondo una recente ricerca la dipendenza dal gioco d’azzardo sarebbe causata da un difetto del cervello che altera i freni inibitori. Il gioco d’azzardo patologico è associato anche ad altri problemi: i giocatori dipendenti hanno una probabilità 4 volte superiore di avere problemi con l’alcol, una probabilità 5-6 volte maggiore di essere anche tossicodipendenti e spessissimo soffrono di disturbi dell’umore.
Secondo Hodgins “la cura più efficace è buona una terapia cognitivo-comportamentale, che ha per obiettivo la modifica delle percezioni distorte dalla patologia: ad esempio, aiuta il paziente a non sovrastimare le sue possibilità di vincita, a non illudersi di poter controllare il gioco e a non credere che dopo una lunga serie di perdite la vittoria sia sempre e per forza dietro l’angolo, per non meglio precisati motivi statistici“.
Certo è che la dipendenza dal gioco d’azzardo non andrebbe davvero sottovalutata, soprattutto in seguito alla crescente necessità da parte dei giovani di essere on line, dove le occasioni di perdizioni si moltiplicano e il rischio è davvero dietro ogni angolo.
Roberta Ragni