Ecco cosa fare quando il girare delle lancette di quella che è la nostra sveglia organica comincia a darci fastidio: finalmente l’European Menopause and Andropause Society ha stilato due documenti in cui non si hanno più dubbi su cosa fare e cosa non fare durante la menopausa.
Se, infatti, inizialmente la cura ormonale a base di estrogeni, che vengono appunto a mancare una volta esauriti i nostri ovuli, pareva miracolosa nel combattere i disturbi fisici, presto la paura che facesse aumentare i rischi di tumore al seno l’ha fatta dimenticare.
Ma non è vero: si è appurato che gli estrogeni sotto ai 5 anni di terapia non hanno questo tipo di potere. È vero però che, se non fanno venire il cancro, “accelerano la crescita di un eventuale tumore ormono-sensibile già presente” , spiega Marco Gambacciani, responsabile del Centro Menopausa al Dipartimento di ostetricia e ginecologia dell’ospedale universitario Santa Chiara di Pisa, uno degli autori delle pubblicazioni.
Ma ciò che si può leggere oggi sulla rivista Maturitas è che gli ormoni si possono prendere per ridurre gli effettivi fastidi laddove essi siano davvero notevoli, ma solo alla dose più bassa e per il minor tempo possibile, e non certo per ridurre i rischi cardiovascolari – che con la menopausa crescono a dismisura tanto che ictus e infarti sono tra le cause principali di decesso per le donne che abbiano superato i 60.
Infatti, in questa delicata fase della vita le donne perdono “la protezione degli estrogeni” e proprio per questo sono più soggette a malattie cardiovascolari, salendo colesterolo e pressione arteriosa. Ed i rischi maggiori si hanno proprio nelle donne che risentono maggiormente della menopausa: vampate e sbalzi di umore vanno di pari passo con il pericolo di ictus e infarti. Quindi è ovvio che a loro avrà senso far seguire una terapia ormonale che abbia un effetto diretto sulla pressione e possibilmente somministrata per via trans dermica – il cerotto – per ridurre il rischio di trombosi.
E se è vero che le donne in cura devono essere monitorate, è altrettanto vero che allora gli estrogeni non sono il diavolo che si credeva: infatti non dimentichiamoci che tanti altri fattori contribuiscono ad aumentare le probabilità del cancro al seno: ad esempio bevendo 3 bicchieri di bevande alcoliche al giorno o essendo in sovrappeso il rischio sale del 40%, ed è molto di più di quanto facciano gli ormoni.
Tra l’altro questa terapia “riduce la probabilità di tumore al colon, più frequente nelle donne di quanto non si pensi“, spiega sempre il Gambacciani.
In ogni caso per affrontare questa tortura che, oltre a quella del ciclo, tocca alle donne una volta liberatesi delle mestruazioni, cosa si può fare di concreto e pratico? Innanzitutto la menopausa “non andrebbe vista come un cataclisma, ma come un momento prezioso per fare un check-up di salute, valutare i propri fattori di rischio e porre così le basi per invecchiare bene” – continua il ginecologo.
E ci sta. Ma in ogni caso se già è un dramma lo sbalzo ormonale legato alle mestruazioni una volta al mese, quello della menopausa non sarà di certo una cataclisma, ma ci si può avvicinare! Ecco allora che si può ricorrere alla natura e ai fitoestrogeni, integratori naturali che dovrebbero garantire un controllo sui disturbi come validi alternativi agli ormoni. Se in questi casi non ne sono appurati i benefici, e se sono sconsigliati in chi ha già avuto un tumore al seno proprio come gli estrogeni “veri”, gli integratori a base di magnesio, calcio, aminoacidi possono invece essere utilissimi complementari delle diete.
Ma gli uomini? Non hanno anche loro un orologio biologico? Fino a qualche tempo fa se una coppia non riusciva a concepire un figlio in tarda età si pensava che dipendesse solo dalla donna: dopo i 30 anni le possibilità di concepimento per una donna si riducono drasticamente – degli oltre 2 milioni di ovuli con cui nasciamo, a 30 anni ce ne rimane il 12% e a 40 solo il 3. Ma anche la fertilità maschile diminuisce col passare del tempo, pur essendo più longeva di quella femminile. Infatti, la mobilità degli spermatozoi scende del 7% ogni anno, il che vuol dire che questi faranno sempre più fatica a raggiungere l’ovulo; inoltre con l’età diminuisce anche il numero e la qualità degli spermatozoidi.
E, come sempre, anche sulla fertilità sia di uomini che donne influisce notevolmente lo stile di vita: una cattiva alimentazione, il fumo, l’alcol, il sedentarismo se fino ai 25 anni nelle donne non hanno conseguenze, superata questa soglia le possibilità di rimanere incinta dipendono molto anche da quanto ci si prende cura di noi. Anche negli uomini le cattive abitudini alimentari, lo stress e la poca cura di se stessi abbassano le capacità riproduttive – infezioni trascurate e divenute croniche possono contribuire alla frammentazione del DNA degli spermatozoi che può provocare aborto spontaneo nelle prime settimane di gestazione (late paternal effect).
Quindi non è sempre il caso di ponderare troppo le situazioni economiche, di carriera o altro: se si vuole un bambino è meglio non aspettare troppo tempo e, soprattutto, bisogna sapersi voler bene! Prendiamoci cura del nostro corpo e della nostra mente per garantire un ambiente ottimale al feto e per poter poi voler bene e prenderci cura del bambino che nascerà.
Valentina Nizardo