Pettegole e pettegoli d’Italia rallegratevi. Da oggi potete tranquillamente mascherare la vostra ossessione per il gossip e per il chiacchiericcio.
Il fine sociale, infatti, è scientificamente provato: il pettegolezzo rappresenta una forma di comunicazione utile a garantire un certo grado di ordine sociale.
Questo è quello che sostengono esperti e ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) tra cui Rosaria Conte, ricercatrice dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr, e Flaminio Squazzoni, del dipartimento di Scienze sociali dell’Università di Brescia, che hanno messo il gossip al centro dei propri studi.
“Dal punto di vista dell’evoluzione biologica e culturale, le società umane – spiega Rosaria Conte – si sono allargate nel tempo in tempi e dimensioni nettamente superiori rispetto ad altre specie vicine, come ad esempio dei primati”. Le condizioni per realizzare tale crescita sono “l’intensificazione dei rapporti di scambio e cooperazione e il controllo di comportamenti negativi, quali la truffa e l’inganno (cheating). Tutto ciò si rende possibile mediante la costruzione di una particolare forma di conoscenza sociale: la reputazione”.
In genere si pensa che il pettegolezzo miri a distruggere la reputazione degli altri. Ma invece Conte chiarisce che: “Trasmettendo la reputazione tramite il pettegolezzo, cioè riportando un’opinione non a titolo personale, bensì attribuendola al pensiero diffuso, la fonte evita di assumersi la responsabilità di quanto dice e, di conseguenza, si sottrae a eventuali “rappresaglie” e “faide” che potrebbero a loro volta produrre altri comportamenti aggressivi, reciproci e reiterati. In tale modo gli uomini sono dunque riusciti a controllare il cheating, aumentando al contempo la dimensione dei gruppi sociali”.
Flaminio Squazzoni ha condotto studi miranti a trovare un legame tra le scelte in campo economico e il gossip, scoprendo che, nonostante il settore economico tenda a enfatizzare la scelta razionale, esiste un’influenza tra le decisioni economiche e la reputazione. “Dal punto di vista del sistema sociale nel suo complesso – spiega Squazzoni – la reputazione e i “rumors“, pur introducendo a volte, informazioni erronee e “bufale”, sembrano sorreggere le capacità di esplorazione dei soggetti nel prendere decisioni economiche anche rischiose e incrementano la tendenza alla cooperazione e alla fiducia fra gli operatori del mercato”.
Insomma, non saranno più banditi i giornali di gossip e le “riunioni dal parrucchiere” organizzate con le amiche! Il pettegolezzo non può essere più “criminalizzato”.
Lazzaro Langellotti