Essere soddisfatti della propria vita, lavorativa, familiare, sessuale o personale, è il sogno di tutti.
Chi ci riesce, oltre a suscitare l’invidia di qualcuno, sta di certo bene con se stesso. Ma a giovarne non è solo l’anima, ma anche il cuore: il fortunato “soddisfatto” corre un rischio del 13% più basso di sviluppare malattie cardiache e cardiovascolari. È quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Harvard (Usa) pubblicato sull’European Heart Journal.
Nell’ambito dello studio Whitehall i ricercatori hanno analizzato 8 mila dipendenti pubblici inglesi, con un’età media di 49 anni, chiamati a valutare su una scala da 1 a 7, dove 1 stava a significare “molto insoddisfatto” e 7 “molto soddisfatto”, alcune aree specifiche della loro vita (lavoro, tempo libero, tenore di vita, relazioni amorose, famiglia, sesso e soddisfazione personale in generale) attraverso un sondaggio.
I dati sono stati poi confrontati con le cartelle cliniche dei partecipanti, suggerendo una forte relazione tra un minor rischio di malattie coronariche, sia per gli uomini che per le donne, ed elevati livelli di soddisfazione nella vita familiare, sessuale e personale. La situazione amorosa, il tempo libero e il tenore di vita, invece, non sono risultati influenti. Quando si dice che i soldi non fanno la felicità!
“Nel suo insieme, questa ricerca indica che l’essere soddisfatti in ambiti specifici di vita come il lavoro, il sesso, la famiglia e se stessi, è positivamente associato a una riduzione delle malattie cardiache e coronariche in modo indipendente dai fattori di rischio tradizionali – commenta la dottoressa Julia Boehm della Harvard School of Public Health di Boston (Usa) – Anche se i fattori di rischio convenzionali, quali stile di vita, pressione arteriosa, lipidi e Indice di Massa Corporea non hanno spiegato il rapporto tra soddisfazione di vita e malattia coronarica totale, altri meccanismi comportamentali e biologici che promuovono la resilienza non possono essere esclusi“.
Una brutta notizia, quindi, per tutti gli insoddisfatti e gli infelici, che sempre più spesso ricorrono agli antidepressivi. Ma avete mai provato a stare bene con l'”autocompassione“? Scoprite che cos’è…
Roberta Ragni