Il Ministero della Salute – in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità ed il Centro per la valutazione della efficacia dell’assistenza sanitaria – ha appena fatto il punto della “situazione nascite” in Italia e, all’interno dei 10 nuovi comandamenti per una parto sicuro, ha introdotto la carta dei servizi per il percorso di nascita.
Si tratta di un documento delle aziende sanitarie con tutte le informazioni generali su quanto viene fatto e come dai vari servizi che ruotano attorno a questo miracolo che è la messa al mondo di un bambino. Il programma è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni.
Pertanto la sanità ha stilato 10 linee guida per la gestione del parto, sia dal punto di vista ospedaliero che familiare.
Aldilà delle politiche sanitarie atte a migliorare le strutture abilitate al parto – come la stesura della suddetta carta servizi, dei protocolli con cui cooperare con enti territoriali – attenzione particolare è stata data all’assistenza continuativa durante tutto l’arco della gestazione, alle procedure di controllo del dolore e all’istituzione di un CPN, comitato per il percorso nascita a livello provinciale e regionale che coordini l’intero processo in modo interistituzionale.
Alle famiglie le direttive ministeriali raccomandano un minimo di 4 visite durante la gravidanza. Inoltre alla donna dovranno essere date informazioni scritte su di esse per evitare stupidi fraintendimenti. Raccomandata altresì l’ecografia tra la 19esima e 21esima settimana per l’eventuale diagnosi di anomalie fetali, mentre quella per la sindrome di Down deve essere offerta a tutte entro la 13esima.
Il tutto per migliorare e rendere indimenticabile uno dei momenti più belli della vita che, a volte, per complicazioni o conseguenze psicologiche, può invece risultare un incubo.
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Quest’anno il premio nazionale per l’innovazione – la competizione italiana per progetti d’impresa in ambito universitario e degli enti pubblici di ricerca – è stato vinto a dicembre proprio da un progetto riguardante il parto: Amolab, presentato dai ricercatori dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Lecce.
Il dispositivo si basa sull’utilizzo degli ultrasuoni per monitorare la progressione del parto in modo oggettivo, automatico e non invasivo, anche in vista di una riduzione del taglio cesareo in accordo con quanto auspica proprio la carta servizi: infatti con Amolab si punta a ridurre, oltre ai i rischi di scelte avventate e inopportune di medici e operatori, proprio gli interventi chirurgici superflui per salvaguardare la salute delle mamme e dei loro nascituri.