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Un “anticorpo armato” per combattere il tumore al seno

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I tumori al seno non sono tutti uguali: ce n’e’ un tipo in particolare, il cosiddetto “HER-2 positivo”, che in Italia, ogni anno, colpisce circa 8mila donne.

È molto aggressivo e ha bisogno di un trattamento specifico. Da oggi, però, c’è una novità: si chiama T-Dm1 ed è una molecola che, pur essendo ancora in sperimentazione, ha già mostrato risultati eccellenti e convinto i ricercatori ad annunciarne la disponibilità per i pazienti nel 2013.

La molecola T-Dm1 è formata da due componenti: il trastuzumab, un anticorpo monoclonale, che ha la capacità di colpire con precisione le cellule malate senza danneggiare quelle sane e che, in questo caso, funge da vettore, trasportando all’interno delle cellule tumorali un’altra sostanza, la DM1, un potentissimo farmaco per la chemioterapia che, se venisse usato normalmente e senza vettore, risulterebbe altamente tossico per l’organismo.

L’efficacia della molecola, ormai nota come”anticorpo armato” è stata testata in uno studio clinico di fase II i cui risultati sono stati presentati a Milano in occasione del congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO).

La ricerca ha coinvolto complessivamente 137 donne con tumore del seno “HER2 positivo” a uno stadio metastatico, di cui metà sono state trattate con trastuzumab associato a un chemioterapico e l’altra metà con la nuova molecola.

Dal punto di vista dei benefici, non ci sono state sostanziali differenze tra i due gruppi che invece si sono riscontrate dal punto di vista degli effetti collaterali: le donne trattatte con la nuova terapia hanno manifestato alopecia solo nel 2% dei casi, a fronte di un 66% nel caso di terapia tradizionale. Anche gli altri tipici effetti indesiderati come la diminuzione dei globuli bianchi e la diarrea sono risultati nettamente inferiori.

Marco Venturini, Presidente eletto dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) commenta: Si apre una nuova era su due fronti: da un lato abbiamo a disposizione un’arma rivoluzionaria da utilizzare nel tumore del seno “HER2 positivo”; dall’altro, T-Dm1 è un esempio efficace di quella che viene definita “veicolazione specifica della chemioterapia alle cellule bersaglio”. Sarà sempre più frequente in futuro la messa a punto di molecole con queste caratteristiche“.

Silvia Pluchinotta

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