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Le nuove terapie per l’epatite C

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Bloccare l’infezione da virus dell’epatite C (HCV) nel fegato con un inibitore che riduca il grasso nelle cellule epatiche.

È questo l’obiettivo dei ricercatori canadesi della University of British Columbia che sono partiti dall’assunto che dal momento in cui infetta una persona, l’HCV prende piccole porzioni di grasso nel fegato per formare pian piano nuove particelle virali. In questo modo, il fegato è destinato a disfunzione cronica a causa proprio dell’accumulo di grasso.

E c’è di più: l’HCV è in continua mutazione, per cui è complicato sviluppare terapie antivirali che riescano a colpire il virus.

Quello cui mirano i ricercatori è sviluppare “un inibitore che riduce la dimensione delle porzioni di grasso ospitate nelle cellule epatiche e fermare l’insediamento e il moltiplicarsi dell’HCV verso le altre cellule. Il nostro approccio – spiega Francois Jean, docente del Dipartimento di Microbiologia e Immunologia e direttore Scientifico del Fondo per le Malattie Infettive e della Ricerca Epidemic (FINDE R) all’UBC – è essenzialmente bloccare il ciclo di vita del virus in modo che non possa diffondersi e causare ulteriori danni al fegato“.

Utile in futuro per fronteggiare altre patologie legate a virus come quello della dengue, lo studio è stato pubblicato sulla rivista PLoS Pathogens.

Germana Carillo

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Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di Wellme.it per tre anni, scrive per Greenme.it da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania.