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Cavie umane: Bayer accusata di aver ucciso migliaia di indiani

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Utilizzo di inconsapevoli cavie umane. Questa la gravissima accusa piombata da alcuni mesi sulla multinazionale farmaceutica Bayer, sospettata di aver convinto migliaia di pazienti in India, sfruttando povertà e ignoranza, a prendere medicinali in fase di sperimentazione.

E di averne così causato la morte, senza che i partecipanti ai test fossero pienamente a conoscenza del pericolo che correvano.

La Bayer, una delle più grandi aziende tedesche nonché una delle più grandi case farmaceutiche a livello mondiale, che annovera tra i suoi medicinali la famosa aspirina, avrebbe così causato, secondo il Ministero della Sanità Indiano, la morte di almeno 138 persone usate come cavie umane per testare farmaci come lo Xarelto, il cui principio attivo è il Rivaroxaban, in studi commissionati nel Paese negli ultimi 4 anni.

Le persone che si sottopongono ai test sono estremamente povere, disperate e analfabete, pronte a firmare qualsiasi cosa in cambio di qualche rupia, tanto più che in molti casi la dichiarazione di consenso sarebbe stata firmata addirittura da terzi. La casa farmaceutica, dal suo canto, evita di agire direttamente, dando in outsourcing i protocolli di sperimentazione ad enti locali.

Ma perché proprio in India? Le ragioni non sono solo prettamente economiche, con costi davvero esigui per eventuali risarcimenti, con un valore di appena 5.250 dollari per i parenti delle vittime, ma riguardano anche il fatto che i medici parlano tutti Inglese, la struttura ospedaliera è capillare e di buon efficienza e, soprattutto, il quadro legislativo è estremamente semplificato. Come ha spiegato un’inchiesta dell’inglese The Independent, proprio sui test clinici praticati in India, che ha rivelato come nel periodo 2007-2010 siano morte oltre 1.700 persone durante o dopo le sperimentazioni, dal 2005 l’India ha semplificato la legislazione per la condotta di questi test, spingendo molte aziende farmaceutiche occidentali a coinvolgere semi-legalmente sempre più cavie umane, per un totale, secondo il quotidiano, di oltre 150.000 persone in almeno 1.600 test.

Ma, dopo essere stata complice dei nazisti, con cui nei campi di concentramento sviluppò molti esperimenti scientifici sempre con cavie umane, Bayer contesta le cifre e, riferendosi a pubblicazioni mediche specializzate, parla di un massimo di 22 casi l’anno scorso. Eppure l’organizzazione Cbg, Coordinamento contro il pericolo Bayer, non accetta questa versione minimizzante e in una lettera aperta, in cui denuncia l’assenza di controlli indipendenti, chiede al colosso tedesco di fare chiarezza.

Qual è il motivo di quelle morti? Che farmaco è stato usato? In che dosaggio? A chi è stata affidata la conduzione del test? Dove è stato condotto il test? Quanti soggetti hanno assunto il farmaco e in che periodo di tempo? Quali effetti collaterali ci sono stati e in quale percentuale? Quanti soggetti sono morti? Quali indennizzi sono stati pagati ai familiari delle vittime? Per quale motivo la BAYER conduce così tanti test clinici in India? Quali misure precauzionali vengono adottate per evitare analoghi problemi futuri?

Domande che ad oggi restano senza risposta, mentre è assolutamente certo che in India, così come in altri Paesi poveri o in via di sviluppo dove la vita delle persone vale davvero poco per l’arrogante e opulento occidente, è in corso una nuova forma di colonialismo da parte della ricerca medica.

Roberta Ragni

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Dopo una laurea e un master in traduzione, diventa giornalista ambientale. Ha vinto il premio giornalistico “Lidia Giordani”, autrice di “Mettici lo zampino. Tanti progetti fai da te per rendere felici i tuoi amici a 4 zampe” edito per Gribaudo - Feltrinelli Editore nel 2015.