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Epatite C: la cura del futuro è senza interferone

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L’interferone, che, insieme alla ribavirina, è il principio su cui si basano oggi le terapie standard, potrà cedere il posto a trattamenti “interferone-free”. È quanto emerge dal “Liver Meeting 2012“, il congresso annuale della American Association for the Study of the Liver (Aasl) di Boston, dove sono molti gli studi presentati su cure che non necessitano dell’interferone, con un’efficacia che in alcuni casi supera il 90%.

I DATI. In Italia, il 3% della popolazione risulta positiva al virus HCV. Ma essere positivi non significa necessariamente ammalarsi. Come spiega Antonio Gasbarrini, ordinario di Gastroenterologia alla Cattolica di Roma e presidente della Fondazione italiana ricerca in Epatologia, “su cento persone, tra quindici e venti riescono ad eliminare il virus spontaneamente, degli altri ottanta il 20% evolve in cirrosi ed epatite. Si stima che su un milione e mezzo di infetti ci siano 200mila cirrosi causati da virus HCV. Inoltre il 2-3% dei cirrotici evolve verso l’epatocarcinoma e oltre il 60% dei 1100 trapiantati di fegato in Italia sono causati dal virus HCV. Numeri che, con l’avvento di due nuovi farmaci, in Italia tra un mese, Boceprevir e telaprevir, contiamo di abbassare drasticamente“.

Si tratta, però, di test preliminari e di terapie ancora in fase II di sperimentazione, dunque non disponibili prima di due anni. Gli studi sinora condotti dimostrano che le nuove pillole senza interferone eliminano il virus dell’epatite C nella quasi totalità dei casi (contro il 50-70% circa delle attuali terapie), ed anche in quei pazienti che non avevano avuto risposta positiva ai trattamenti con interferone.

I vantaggi dei farmaci “interferone-free”: “La durata della terapia, che si riduce a 3-6 mesi contro i 6-12 mesi degli attuali trattamenti; l’efficacia nella eliminazione del virus fino al 99% dei casi; il fatto che si tratti di farmaci orali e soprattutto l’assenza di interferone e degli effetti collaterali connessi“, nelle parole di Antonio Gasbarrini.

COME SI CONTRAE L’EPATITE C. La condivisione di aghi e siringhe è una delle principali modalità di trasmissione, ma attenzione anche a fare tatuaggi, body piercing e manicure in ambienti non igienicamente protetti o con strumenti non sterilizzati.

Inoltre, l’epatite C si può contrarre con la trasfusione di sangue non sottoposto a screening, tagli o punture con aghi o strumenti infetti in ospedale, con la condivisione dei dispositivi per l’assunzione di droghe inalabili e di spazzolini per l’igiene dentale o spazzole da bagno contaminati, se si usano in presenza anche di piccole lesioni della cute o delle mucose. Infine, l’epatite C può trasmettersi per via perinatale al proprio figlio.

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Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di Wellme.it per tre anni, scrive per Greenme.it da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania.