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Mappare il cervello umano: l’ultima sfida di Barack Obama

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Sviluppare l’intelligenza artificiale e curare malattie degenerative come l’Alzheimer e il Parkinson. È l’ultima sfida di Barack Obama che, all’inizio di marzo, lancerà “Brain Activity Map Project“, un ambizioso progetto decennale che ha come obiettivo la mappatura del cervello per scoprirne a fondo il funzionamento.

Il progetto vedrà la collaborazione di agenzie federali, istituti di ricerca pubblici e privati, aziende tecnologiche come Google e Microsoft che aiuteranno gli scienziati ad approfondire la conoscenza del nostro cervello. Oltre a portare avanti gli studi nel campo dell’intelligenza artificiale e a cercare nuove terapie contro l’Alzheimer e il morbo di Parkinson, con questo progetto si spera anche di trovare una cura all’autismo e alla schizofrenia.

Non sono ancora del tutto chiari quali saranno i suoi costi, soprattutto alla luce della difficile situazione economica americana, anche se dovrebbero aggirarsi attorno ai 300 milioni di dollari all’anno, per un totale di 3 miliardi in dieci anni. Ma Obama andrà avanti lo stesso. Già durante il suo ultimo discorso sullo Stato dell’Unione aveva sottolineato la necessità di finanziare la ricerca, nonostante la politica di risanamento del bilancio, ricordando i risultati ottenuti con il precedente progetto Genoma, iniziato nel 1990 e costato 3,8 miliardi alle casse dello Stato. Il progetto si concluse nel 2003, dopo aver completato la mappatura genetica umana del Dna rendendo, nel 2010, 800 miliardi.

«Ogni dollaro investito nella mappatura del genoma umano – ha ricordato Obama in un’intervista al New York Times – ha fruttato 140 dollari all’economia americana. Oggi i nostri scienziati stanno mappando la mente umana per dare risposte a malattie come l’Alzheimer. Stanno scoprendo medicine in grado di rigenerare tessuti e organi, stanno elaborando nuovi materiali per produrre batterie 10 volte più potenti. Ora è il momento di andare a fondo in questi investimenti in scienza e innovazione che creano tanti posti di lavoro».

Dunque, una nuova speranza per la medicina, ma anche un’opportunità per evitare la fuga di neuro scienziati americani verso l’Europa, che sta già investendo in questo ambito, con il progetto Human Brain Project, volto a simulare il cervello umano attraverso l’uso di silicio e di circuiti integrati.

Silvia Bianchi

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