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Alzheimer: nelle donne il declino psicofisico è più rapido

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Alzheimer e donne. È una patologia neurodegenerativa dall’elevato potere invalidante, causa di gravi sofferenze per le persone che ne vengono colpite e per i loro familiari: è il morbo di Alzheimer.

Gli studi più recenti evidenziano che esiste una disparità tra uomini e donne nel decorso della malattia, che porta, nel sesso femminile, ad un declino più rapido delle condizioni generali della persona. I ricercatori dell’Università di Hertfordshire hanno preso in esame 15 studi condotti su pazienti affetti da morbo di Alzheimer di entrambi i sessi ed hanno scoperto che gli uomini colpiti dalla malattia generalmente superavano le donne in test che misuravano le capacità della memoria senile e le abilità di svolgere compiti concernenti l’ambito verbale o visuo-spaziale, come ad esempio misurare la distanza o la profondità.

Precedenti ricerche avevano evidenziato che nelle donne il morbo di Alzheimer ha una più alta probabilità di essere precocemente diagnosticato, ma gli studi sul modo in cui la patologia colpisce il cervello di persone di diverso sesso sono sparsi e conflittuali.

I più recenti approfondimenti in materia sono stati rivolti ad avere un quadro più chiaro dei differenti sviluppi della malattia dipendenti dal sesso e a comprendere le ragioni di questa diversità. Gli autori di tali ricerche hanno concluso che devono esistere alcuni fattori che mettono le donne in una posizione di svantaggio.

A tal proposito hanno fornito tre diverse teorie per spiegare il motivo per cui uomini e donne colpiti dal morbo di Alzheimer vadano incontro ad un declino diverso. Vediamo di esaminarle:

1) Gli ormoni agevolano il decadimento: gli studi hanno mostrato che gli estrogeni possono agire da scudo contro il morbo di Alzheimer nelle donne. Per questo motivo, il calo di estrogeni che accompagna la menopausa può giocare un ruolo importante nel rendere le donne più suscettibili ad un declino funzionale;

2) gli uomini possono avere riserve più resistenti: le riserve cognitive sono emerse come una comprovata risorsa contro i sintomi dell’Alzheimer e delle altre forme di demenza. Proprio per una differenza insita nel loro genere, gli uomini possono avere più familiarità rispetto alle donne con mansioni che facilitano la costruzione di riserve mentali come ad esempio un’educazione di livello superiore o maggiori opportunità di carriera lavorativa;

3) Può essere un fatto di geni: è stato dimostrato che il principale fattore genetico di rischio per il morbo di Alzheimer, il gene APOE, ha più effetti nocivi sulle funzioni cognitive delle donne che non su quelle degli uomini.

Resta necessario tuttavia compiere ulteriori ricerche sull’argomento, data la complessità dei fattori che devono essere esaminati in merito ad una patologia che presenta un’incidenza sociale sempre più evidente.

Francesca Di Giorgio

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