Ancora guai per l’Abruzzo. Entro il 31 dicembre, la regione dovrà coprire un debito pari a 360 milioni di euro contratto all’interno del settore della sanità dal 2004 al 2007.
Ad annunciarlo è stato il Presidente della Regione e commissario ad acta per il piano di rientro, Gianni Chiodi. Si tratta di una vera e propria batosta, soprattutto inattesa, visto che si stimava che il disavanzo del 2010 fosse tra i 70 e gli 80 milioni di euro.
Da qui la richiesta di un prestito di 200 milioni allo Stato per far fronte all’emergenza. La regione punta ad attingere al fondo di circa un miliardo di euro previsto nella legge finanziaria 2009 sotto forma di prestito obbligazionario, per le regioni cosiddette “canaglia” a causa del debito sanitario: Lazio, Molise, Campania e Calabria. Da tale bolgia, l’Abruzzo era uscito proprio nei mesi scorsi, promosso in base alle valutazioni del tavolo di monitoraggio.
Non sono mancati gli attacchi al governatore dell’Abruzzo, da parte di sindacati e partiti di sinistra. Secondo la Uil, Chiodi non sarebbe stato in grado di risanare il debito. “Dopo anni di doppio commissariamento”, sostiene Fabio Frullo, segretario regionale del sindacato della funzione pubblica della Uil, “ci dicono che esiste un’altra voragine di 360 milioni di euro come se, somme di questa entità, potessero passare inosservata a una corretta gestione commissariale”.
“Per noi – ha commentato Chiodi – è una mazzata incredibile che rischia di mettere in ginocchio l’Abruzzo. Ma faremo di tutto per evitare un aumento delle tasse. Restituiremo, quando lasceremo la guida della regione, un Abruzzo risanato”.
Francesca Mancuso