Uno di quei vizi da cui è difficile allontanarsi. Una vera e propria problematica sociale, vista la crescente percentuale di giovani che precocemente iniziano a fumare. Quando si parla del fumo siamo dinanzi ad una questione variegata e dalle mille sfaccettature. In primis rileva il profilo medico: sappiamo tutti che il fumo genera sull’organismo umano effetti negativi.
Per citare la scrittrice di scienze Francesca Lyman: “Siamo tutto ciò che abbiamo mangiato, bevuto, respirato e toccato durante la nostra vita, anche senza volerlo o senza saperlo”. In modo particolare il fumo provoca un’ipossia cronica che consiste in un insufficiente apporto di ossigeno ed è caratterizzata da segni simili a quelli dell’influenza, quali: astenia, cefalea, pallore, segni aspecifici quali fragilità ungueale, crescita stentata dei capelli etc. e segni percepibili visivamente quali sguardo languido e bocca asimmetrica.
Smettere di fumare è quindi un bene per chi vuole garantirsi salute e benessere a livello psicofisico. Ma non tutti gli scienziati si trovano d’accordo. La smentita arriva da alcuni studiosi americani secondo cui smettere di fumare non farebbe affatto bene, ma sarebbe causa di patologie croniche. Secondo uno studio, condotto presso la Johns Hopkins University di Baltimora e pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine, le persone che smettono di fumare vedono aumentare il rischio di insorgenza di diabete di tipo 2 (una malattia comune, che interferisce con la capacità dell’organismo di utilizzare correttamente lo zucchero e l’insulina, una sostanza prodotta dal pancreas che abbassa il livello dello zucchero nel sangue durante e dopo i pasti).
Secondo i ricercatori i soggetti che smettono di fumare nell’immediato tendono a prendere numerosi kg e il sovrappeso favorisce l’insorgenza di diabete. Gli studiosi statunitensi hanno tenuto sotto osservazione, per 17 anni, oltre diecimila adulti di mezza età. Dai dati raccolti si è scoperto che le persone che smettono di fumare hanno il 70% di rischio in più di sviluppare il diabete di tipo 2 nei primi sei anni senza sigarette, rispetto a persone che non avevano mai fumato. Il rischio maggiore si ha nei primi tre anni dopo aver smesso e si normalizza solo dopo 10 anni.
Un’amara sorpresa, quindi, per chi dopo privazioni e difficoltà era riuscito finalmente a liberarsi dalla nicotina. Secondo i ricercatori per contrastare l’insorgenza del diabete è possibile avvalersi della terapia sostitutiva con nicotina che sembra in grado di ridurre l’aumento del peso corporeo quando si smette.
Daniela Cocina