Cure effettuate in maniera approssimativa e con scarsi risultati. A volte, portatrici di conseguenze peggiori della patologia stessa. Errori, ma anche disservizi e carenze strutturali. Aumentano i casi di malasanità in Italia, che diventano una realtà sempre più presente e terribile.
Dall’aprile 2009 a fine settembre di quest’anno la Commissione d’inchiesta sugli errori sanitari, presieduta da Leoluca Orlando (Idv), ha registrato 470 episodi, una media di quasi due al giorno (1,85), di cui 329 si sono conclusi con un esito fatale per il paziente. Quasi la metà (200) sono avvenuti solo negli ultimi dodici mesi e 326 riguardano vicende legate a presunti errori da parte dei medici e del personale sanitario. Dati davvero clamorosi, dal momento che si riferiscono solo ai casi presi in esame dalla Commissione parlamentare.
Più nel dettaglio, 223 volte la morte del paziente è avvenuta per errore del personale medico o sanitario e in 106 casi per disfunzioni o carenze delle strutture. La maglia nera va alla Calabria, con 82 casi di presunti errori e 67 decessi, seguita da Sicilia (57 e 39), Lazio (28 e 17) e Campania (23 e 17). L’altro lato della medaglia sono i casi della Sardegna, dove in 29 mesi non è stato segnalato nessuno errore, del Molise e del Trentino Alto Adige, con un solo errore registrato.
“Casi di malpractices che potevano e potrebbero essere evitati – afferma il presidente della Commissione Leoluca Orlando – qualora gli operatori provvedessero o avessero provveduto a denunciare spontaneamente anomalie e disfunzioni“. A peggiorare la situazione, aggiunge il deputato dell’Idv, anche casi di ‘mali legali’, come avvocati che non rispettano regole deontologiche nell’assistere le vittime stesse degli errori sanitari o i loro parenti, e i casi di ‘mali malati’, quando i pazienti strumentalizzano eventi negativi non sempre legati a responsabilità personali o gestionali. “Ci sono, infine i ‘mali assicuratori’ – spiega Orlando – che non sempre adempiono al loro ruolo e ai loro obblighi in modo tempestivo e adeguato“.
“Studi internazionali hanno già verificato che il 70% dei presunti casi di malasanità è dovuto a disfunzioni e carenze organizzate del sistema sanitario“: commenta Massimo Magnanti, segretario del Sindacato professionisti emergenza sanitaria (Spes), che aggiunge: “Addossare la colpa degli errori ai medici è troppo semplicistico, spesso. La categoria lavora in strutture vecchie, con gravi carenze di personale che ne compromettono la qualità dei servizi erogati“. A preoccupare il sindacato è soprattutto il sovraffollamento dei reparti, i turni massacrati di guardia e la carenza del personale per il blocco del turn over in alcune Regioni. Insomma, il medico non deve essere un capro espiatorio, perché spesso è a sua volta vittima di un sistema che va a rotoli.
E nella tarantella delle ricerca del colpevole, negli ospedali italiani si continua a morire per malasanità.
Roberta Ragni