Un nuovo passo in avanti è stato compiuto verso la comprensione delle varianti genetiche che causerebbero l’Alzheimer: la scoperta si deve a due vastissime ricerche portate avanti da team americani e europei su migliaia di persone.
Sono 5 i nuovi geni (ABCA7, MS4A, EPHA1, CD2AP e CD33) ritenuti determinanti nell’insorgere di una delle malattie più diffuse al mondo: entro gli 85 anni vengono infatti colpiti da questo tipo di demenza senile una donna su 5 e 1 uomo su 10.
La ricerca europea, cui ha preso parte anche l’immunologo Federico Licastro dell’Università di Bologna e che verrà presto pubblicata sulla rivista scientifica Nature Genetics, ha analizzato 19 mila pazienti più quasi 32 mila individui sani.
I risultati sono poi stati messi a confronto con quelli di uno studio condotto da un consorzio di scienziati di oltre 40 università americane, che ha lavorato su ben 11 mila soggetti affetti dalla malattia.
Entrambe le ricerche sono giunte all’identificazione di questi 5 nuovi geni che contribuirebbero alla formazione dell’Alzheimer, dovuta ad una degenerazione delle cellule cerebrali che ha effetti sulla memoria e le funzioni cognitive.
I risultati hanno inoltre rafforzato l’ipotesi che tra i fattori scatenanti della malattia possano esserci anche virus cerebrali della famiglia dell’Herpes.
Capire quali condizioni genetiche possono influire sullo sviluppo del morbo è quindi fondamentale per agevolare la prevenzione e contribuire alla ricerca di cure ad hoc.
Eleonora Cresci