Notare un cambiamento nella memoria è un segnale che non dovrebbe essere ignorato. Questo, infatti, potrebbe essere un indicatore precoce dei cambiamenti cognitivi legati al morbo di Alzheimer.
Un gruppo di ricerca rivela che le persone che hanno riferito di aver notato un peggioramento nella propria memoria nel corso del tempo sono state anche quelle con più probabilità di vedersi diagnosticare un decadimento cognitivo lieve. O, ancora, hanno aumentato i livelli di beta-amiloide, ossia un cursore premonitore della malattia di Alzheimer.
“La gente dovrebbe fidarsi di quello che osserva su se stessa”
ha consigliato Rebecca Amariglio, un neuropsicologo clinico presso la Harvard Medical School e Brigham and Women Hospital. Si spera, infatti, che avere una consapevolezza dei cambiamenti nella propria memoria possa portare ad una diagnosi precoce della malattia dell’Alzheimer ed assicurarsi che le persone abbiano la possibilità di accesso agli aiuti a loro disposizione.
Lo studio ha coinvolto 531 persone con un’età media di 70 anni. Ogni caso è stato valutato attraverso valutazioni cognitive su un periodo di tempo di 10 anni. La ricerca ha rilevato che quanti avevano segnalato alcuni cambiamenti nella loro memoria avevano due volte più probabilità di vedersi diagnosticati una lieve alterazione cognitiva o demenza.
Spetta ai medici interpretare tempestivamente chiunque si lamenti della perdita di memoria. È quanto sostiene Frank Jessen, professore di ricerca sulla demenza clinica presso l’Università di Bonn e del Centro tedesco per le malattie neurodegenerative.
“Dovremmo ascoltare ciò che il paziente dice”.
Purtroppo, in questo momento, non c’è molto che la medicina possa fare per ridurre le probabilità che i primi segni premonitori di un paziente si trasformino in malattia conclamata alcuni anni dopo. Tuttavia, questo punto di partenza è estremamente utile per i ricercatori che cercano di identificare le persone ad alto rischio.