Alzheimer. La scienza sta compiendo degli importanti passi in avanti per quanto concerne la cura del morbo di Alzheimer. Pochi mesi fa, gli esperti avevano individuato una mutazione genetica in grado di allontanare il rischio di Alzheimer e avevano posto in luce come le attività casalinghe possano essere utili a ridurlo. Ora l’attenzione è concentrata su alcune particolari molecole in grado di evitare l’aggregazione delle proteine tossiche alla base della malattia.
La ricerca è stata condotta da un giovane team italiano dell’Università Cattolica di Roma, sotto la guida di Claudio Grassi, professore e direttore dell’Istituto di Fisiologia Umana dell’ateneo romano. La ricerca si è svolta in collaborazione con gli esperti della sede di Los Angeles della University of California.
Le molecole, che per comprenderne meglio il funzionamento possono essere immaginate come delle “pinzette”, svolgono la propria azione nei confronti delle proteine tossiche che si aggregano nel cervello dando origine all’Alzheimer e riescono in questo modo a fermare la loro influenza sui neuroni. La molecola, denominata CLR01, è in grado di legarsi alle proteine dannose e di prevenire gli effetti neurotossica legati alla loro azione.
Per la prima volta i ricercatori sono riusciti a dimostrare come la molecola CLR01 sia in grado di attraversare la barriera emato-encefalica riuscendo a svolgere un’azione di protezione nei confronti delle sinapsi dei neuroni, che rappresentano uno dei bersagli attaccati dalla malattia e che svolgono il compito di permettere alle cellule di comunicare tra loro.
La molecola, anche denominata pinzetta molecolare, è in grado inoltre di agire sulla lisina, che viene descritta come uno degli aminoacidi di base delle proteine in grado di causare disturbi a livello del cervello. Gli esperti ipotizzano che il ricorso alla molecola di nuova individuazione possa essere sfruttato ancora prima della comparsa della malattia di Alzheimer, così da effettuarne la prevenzione.
Marta Albè