Il ministro della Salute Renato Balduzzi aveva reso nota già lo scorso maggio le previsioni relativa ad un picco di decessi a causa delle malattie da amianto nel 2020, anno dopo cui si dovrebbe registrare un calo. Tali previsioni sono state prospettate tenendo conto del lungo periodo di latenza di tali patologie. Secondo il ministro l’Italia necessita di un nuovo Piano cure.
Le malattie correlate all’amianto possono manifestarsi anche dopo 30 o 40 anni di latenza, un lungo periodo in base al quale si prevede che il picco della loro manifestazione giungerà nel 2020. È quanto Renato Balduzzi ha dichiarato in vista della Seconda conferenza governativa sull’amianto in programma a Venezia fino a questo sabato.
La preoccupazione in proposito sale in quanto il nostro Paese, dal dopoguerra fino al 1992, anno della messa al bando dell’amianto, ne è stato uno dei maggiori produttori e utilizzatori, di cui sono state consumati oltre 3,5 milioni di tonnellate. Nonostante il bando dell’amianto e nonostante una normativa molto avanzata in merito, in Italia sono ancora presenti diversi milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, situate in siti industriali e non, sia pubblici che privati.
Balduzzi ha sottolineato la necessità di effettuare bonifiche ove l’amianto sia ancora presente e di monitorare le famiglie e tutti gli individui che si trovano ancora esposti all’amianto o che lo sono stati in passato. Si tratta di una situazione grave, di cui fino a questo momento non si è avuta sufficiente consapevolezza.
I ministeri della Salute e dell’Ambiente si stanno già impegnando rispettivamente nell’effettuazione di interventi di diagnosi precoce delle malattie da amianto nelle zone più a rischio e nella creazione di una mappatura dei luoghi maggiormente contaminati. Lo Stato farà la propria parte per salvare la situazione, con interventi che richiedono ingenti capitali, motivo per cui il problema amianto è stato già presentato all’Europa, con la richiesta di considerarlo come una grave priorità.
Marta Albè