Tra artrite reumatoide e malattie cardiache ci sarebbe un forte collegamento.
Lo hanno scoperto gli studiosi del Karolinska Institutet di Stoccolma. Secondo i quali dopo appena un anno dalla diagnosi di artrite reumatoide, il rischio di infarti su tali pazienti è aumentato del 60%.
Dopo la recente notizia che il fumo aumenta il rischio di contrarre l’artrite, è stato scoperto anche come l’artrite reumatoide possa influire negativamente sulla salute del cuore.
Gli studiosi svedesi, guidati da Marie Holmqvist hanno preso in esame oltre 37 mila persone sane e 7500 affette da artrite reumatoide.
Di essi, due terzi erano donne, con un’età media pari a 57 anni. Inoltre, nella maggior parte dei casi, fra i primi sintomi e la diagnosi erano trascorsi sei mesi.
Dopo aver seguito i volontari registrandone la situazione cardiaca, i ricercatori hanno notato che il rischio di attacchi ischemici cardiaci era salito al 50% già un anno dopo la diagnosi e si era assestato su tali cifre per i 12 anni successivi. È emerso inoltre che il pericolo di infarto acuto era cresciuto del 60% già nel primo anno.
“I nostri dati confermano il maggior rischio cardiovascolare dei pazienti con artrite reumatoide, ma aggiungono tre importanti informazioni a quanto si sapeva finora – dice Holmqvist -. Innanzitutto, il pericolo è alto fin dai primi tempi: questi pazienti avevano avuto la diagnosi di artrite reumatoide in media entro sei mesi dall’esordio, quindi abbastanza velocemente. Ciononostante, il rischio di infarto era già parecchio più alto della norma un anno dopo la diagnosi, quindi appena un anno e mezzo dopo i primi sintomi. In secondo luogo, sebbene negli ultimi dieci anni l’artrite reumatoide venga curata meglio e prima rispetto al passato, il rischio cardiovascolare continua a essere elevato in tutti i pazienti diagnosticati da cinque a dieci anni fa. Infine, il profilo della malattia non modifica il rischio: essere positivi o negativi al fattore reumatoide non cambia la probabilità di infarto”.
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I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul Journal of Internal Medicine.