La lotta della medicina contro i batteri è tutt’ora aperta e sembra, proprio nell’ultimo periodo, imboccare una direzione inaspettata. La scienza infatti si sta occupando di individuare strategie in grado di annientare i batteri tenendo in considerazione come essi nel corso del tempo si siano mostrati sempre più resistenti agli antibiotici, medicinali che si sono rivelati ormai esageratamente costosi da progettare, oltre che non privi di effetti collaterali.
Pare che tale problema possa essere presto risolto agendo in modo da non annientare del tutto i batteri, ma eliminando le armi molecolari con cui essi si fanno scudo contro gli antibiotici. Da uno studio effettuato presso la Monash University, negli Stati Uniti, è infatti emerso come diversi batteri presentino sulla propria superficie uno speciale complesso proteico, che dagli esperti è stato denominato Translocation and Assembly Module (TAM).
Si tratta di una struttura che permette ai batteri di facilitare la loro immissione nelle cellule dell’organismo umano, al fine di infettarle, agendo alla stregua di una pompa molecolare. I ricercatori ritengono che il TAM possa rappresentare un ottimo bersaglio verso cui indirizzare l’azione dei farmaci volti a combattere i batteri. I farmaci sarebbero in grado di indebolire la struttura proteica degli stessi senza per questo causarne la morte, ma rendendoli in ogni caso incapaci di provocare infezioni. In questo modo, si permetterebbe la sopravvivenza di tutti i batteri e non soltanto di quei microrganismi che nel corso del tempo hanno potuto sviluppare una particolare resistenza agli antibiotici, inibendo in tale modo la possibilità di dare origine a batteri sempre più in grado di rendersi invulnerabili all’azione degli stessi
La resistenza dei batteri agli antibiotici, secondo quanto dichiarato da Joel Selkrig, ricercatore a capo dello studio in questione, pubblicato tra le pagine della rivista specialistica Nature Structure and Molecular Biology, l’insorgenza della resistenza agli antibiotici starebbe mettendo in gravi difficoltà il sistema sanitario nazionale statunitense ed internazionale. La nuova scoperta potrebbe dunque facilitare l’individuazione di farmaci maggiormente adatti a contrastare l’azione batterica ed aprire nove strade per migliorare gli interventi di cura rivolti alle numerose patologie da essa provocate.
Marta Albè