Se non sai di cosa stiamo parlando e credi che Biotech sia il nome di qualche robot giapponese, non sentirti solo: praticamente metà degli italiani ignora che le biotecnologie siano l’insieme di tecnologie e tecniche che utilizzano processi biologici allo scopo di ottenere prodotti utili o di migliorarne le loro caratteristiche originali.
Il quadro che emerge dalla ricerca “Le biotecnologie applicate alla ricerca farmaceutica“, presentato durante il meeting di Farmindustria tenutosi ieri, rivela che la maggioranza degli italiani ha poche e confuse informazioni sulle biotecnologie applicate alla salute.
La strada che porterà gli italiani a conoscere meglio le biotecnologie e le loro applicazioni sembra ancora molto lunga, ma c’è anche un dato incoraggiante: la curiosità giovanile, che non mostra timori verso una disciplina che unisce la medicina con tecnologie futuristiche.
Condotta dall’Eurisko per conto di Farmindustria, questa ricerca, che indaga sulla conoscenza delle biotecnologie applicate alla salute da parte degli italiani, è stata fatta su un campione di 1000 casi dai 14 anni in su con un focus su 336 giovani fra i 15 e i 25 anni, proprio per mettere a confronto più generazioni.
Oltre la metà degli intervistati (il 51% della popolazione generale e il 53% dei giovani) ha sentito parlare di biotech applicato alla ricerca per lo sviluppo di farmaci, e tumori, malattie genetiche e rare sono le prime categorie a cui gli italiani accostano queste metodologie innovative.
Sono i giovani i più aggiornati e per informarsi dichiarano di affidarsi a internet. Ma purtroppo questa curiosità non sempre è supportata da una buona qualità dell’informazione: secondo il rapporto solo il 39% del campione generale e il 43% dei ragazzi riesce a dare una definizione corretta di biotecnologie, anche se il 42% di loro accosta senza troppo fatica il termine “biotech” al mondo della salute. La sensazione di essere poco informati sull’argomento prevale tra gli intervistati: a dichiaralo sono il 64% della popolazione generale e il 70% dei giovani.
Negli intervistati vi è quindi la consapevolezza di saperne poco, ma ciò non induce alcuna diffidenza. Il 95% degli intervistati risponde di credere “molto” (58%) o abbastanza (37%) al fatto che le biotecnologie possano rappresentare una grande opportunità per lo sviluppo della ricerca farmaceutica. Un dato che ha ovviamente soddisfatto i vertici farmindustriali, dal presidente Sergio Dompé a Massimo Boriero, presidente del Gruppo biotecnologie di Farmindustria.
Roberta Ragni