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RU486, come funziona la pillola abortiva presto disponibile

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La RU486 anche in Italia: la delibera che autorizza il suo utilizzo negli ospedali sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e diventerà esecutiva entro un mese.

Il via libera arriva dal Cda dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, approvando la delibera già presentata il 30 luglio scorso, che prevede il “rigoroso rispetto” della legge 194 (che in Italia disciplina l’interruzione volontaria della gravidanza), l’obbligo di assumere il farmaco negli ospedali individuati dalla legge ed entro la settima settimana di amenorrea, con il vincolo del ricovero fino all’espulsione del feto.

In questo modo, una donna che deciderà di abortire potrà scegliere tra l’aborto chirurgico e quello farmacologico.

Ma perché la RU486 continua ancora a far parlare di sé e come funziona? Cerchiamo di fare il punto.

La RU486 dà in pratica luogo a un aborto farmacologico, da effettuare entro la settima settimana.

Il principio del farmaco è il mifepristone, uno steroide sintetico che agisce direttamente sui recettori progestinici. Il progesterone è l’ormone che assicura il mantenimento della gravidanza agendo sulle strutture dell’utero. In pratica, bloccando l’azione progestinica sui ricettori, il mifepristone impedisce lo sviluppo dell’embrione e causa il distacco e l’eliminazione della mucosa uterina, quasi come accade con le mestruazioni.

L’azione del mefipristone, poi, aumenta d’efficacia con l’assunzione, due giorni dopo, della prostaglandina (di solito il misoprostol), che causa delle contrazioni uterine e favorisce l’eliminazione della mucosa e dell’embrione.

Per quanto riguarda il “dopo assunzione”, esistono degli effetti collaterali dovuti per lo più alle prostaglandine: i crampi possono non esserci o essere molto forti e aumentare in prossimità dell’espulsione. Poi possono verificarsi nausea, vomito e diarrea. Il sanguinamento può anche durare una settimana e, in forma ridotta, anche più a lungo. In pratica, dicono gli studiosi dell’Aifa, gli effetti collaterali sono minori rispetto all’aborto chirurgico.

Quest’ultimo, a differenza della RU486, ovviamente prevede ricovero e anestesia e in più la donna deve aver formulato una richiesta scritta, controfirmata da un medico non obiettore. L’intervento, inoltre, comporta lo svuotamento dell’utero, con possibili gravi complicazioni. Rispetto alla pillola del giorno dopo, invece, il mefipristone è un abortivo e non un contraccettivo.

E voi che ne pensate?

Germana Carillo

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Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di wellme per tre anni, scrive per greenMe da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania