Questioni di cuore. Uomini e donne sono differenti non soltanto dal punto di vista sentimentale, ma anche dal lato genetico, con disparità che influiscono direttamente sul loro stato di salute. Un nuovo studio sembra confermare quanto già evidenziato da parte della medicina di genere, secondo cui considerare come unico modello per la cura delle malattie cardiache l’uomo bianco medio risulterebbe fortemente svantaggioso per le donne.
La medicina di genere è tesa a porre in luce le caratteristiche fisiche ed i fattori biologici e biochimici che differenziano uomini e donne, non soltanto dal punto di vista sessuale, ma anche dal punto di vista del funzionamento di organi vitali come il cuore e delle patologie legate ad essi.
Uno studio effettuato da parte dei ricercatori della Washington University di St. Louis ha evidenziato come il cuore di uomini e donne sia differente, in particolare dal punto di vista genetico. Tali differenze genetiche condurrebbero allo sviluppo di malattie dell’apparato cardiaco diverse nei soggetti maschili o femminili.
La disparità più evidente riguarda i differenti comportamenti di un cuore malato negli uomini o nelle donne. Nelle donne è stata evidenziata la tendenza allo sviluppo di un disturbo del ritmo cardiaco che può provocare vertigini e morte improvvisa, denominato QT lungo. Il cuore malato degli uomini si comporta invece mostrando una tendenza allo sviluppo di aritmia, cioè di un battito cardiaco irregolare, oppure accelerato.
Gli esperti hanno analizzato 34 cuori maschili e femminili alla ricerca di differenze genetiche che potessero essere collegate alla comparsa di malattie cardiache di tipo diverso negli uomini e nelle donne. Le differenze genetiche individuate da parte dei ricercatori erano presenti soprattutto negli atri, anziché nei ventricoli, dove si sarebbero aspettati di individuarle.
L’attenzione dei ricercatori si è rivolta in particolare alla situazione del cuore delle donne, il quale sarebbe rafforzato e protetto dalle malattie grazie agli estrogeni, i cui livelli calano a seguito della menopausa. Gli estrogeni rendono le donne meno vulnerabili all’aritmia, ma dopo la menopausa esse possono sviluppare casi di fibrillazione atriale al pari degli uomini. Per approfondire la questione sarà necessario, a parere degli esperti, effettuare nuovi studi sul cuore umano.
Marta Albè
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