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Curare il Parkinson con l’arte, la musica e lo yoga

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Spesso le malattie neurodegenerative comportano disordini del movimento, demenza e depressione.

Sebbene la scienza medica attualmente disponga di un ampio bagaglio terapeutico, spesso il benessere, sia del paziente che di chi se ne prende cura, è compromesso dalla presenza di sintomi che non rispondono alle terapie farmacologiche o da una condizione di disagio psichico legata agli aspetti sociali della malattia, come la difficoltà di accesso ai servizi territoriali o la mancanza di servizi dedicati, che contribuiscono a rendere scadente la qualità di vita di tutte le persone coinvolte dalla malattia.

Il morbo di Parkinson è una di queste malattie: dovuta alla degenerazione cronica e progressiva delle strutture nervose che costituiscono il sistema extrapiramidale, è comunemente riconoscibile dal continuo tremore degli arti.

Da oggi è possibile migliorare la qualità della vita delle persone affette da questa terribile malattia e delle loro famiglie, semplicemente affidandosi all’arte, alla musica e all’antica disciplina dello yoga.

Il progetto si intitola “Mai soli”: un titolo eloquente che ha lo scopo di sottolineare l’importanza di accompagnare i malati di queste patologie e le loro famiglie, di non lasciarli da soli ad affrontarne tutte le sofferenze e le difficoltà che man mano, inevitabilmente, insorgono.

Questo lodevole studio è stato presentato con un convegno – dal titolo “Integrazione tra terapie farmacologiche e non farmacologiche nelle malattie cronico-degenerative: basi biologiche, evidenze scientifiche ed impatto sulla qualità di vita nella Malattia di Parkinson” – che si è svolto venerdì 22 ottobre a Milano.

L’evento – patrocinato dall’assessorato alla Salute del Comune di Milano, dalla Regione Lombardia, da Limpe (Lega Italiana per la lotta contro la malattia di Parkinson, le sindromi extrapiramidali e le demenze) e dall’ associazione Officina salute – segna la prima tappa di un nuovo progetto che mira a “individuare, validare e proporre nuovi percorsi come le terapie espressive, le attività psicomotorie, il counselling, la musico-terapia, l’arte-terapia” che non si sostituiscano alle terapie mediche e ai farmaci ma che vadano di pari passo. Percorsi che “rappresentano aiuto e sostegno al benessere psicofisico sia del paziente che dei suoi familiari”.

Il convegno è stato strutturato in due parti: la mattina è stata dedicata alle relazioni scientifiche di neurologi, psicologi, musicoterapeuti e alla presentazione di studi e progetti per valutare scientificamente l’efficacia di trattamenti non farmacologici sulla malattia di Parkinson. Il pomeriggio, invece, è stato riservato a laboratori interattivi e a proiezioni video delle metodiche presentate.

Silvia Pluchinotta

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