Se soffri di disfunzione erettile, sappi che c’è Tadalafil, l’unica molecola che, oltre al trattamento della DE, permette di poter contare su una durata nel tempo degli effetti benefici del farmaco, anche dopo la sua sospensione.
A rivelarlo uno studio pubblicato lo scorso ottobre sul Journal of Sexual Medicine, “Durability of response following cessation of tadalafil taken once daily as treatment for erectile dysfunction”.
La ricerca è stata condotta, in doppio cieco (i partecipanti non sapevano della somministrazione) su 160 pazienti e ha avuto una durata di 12 settimane. Al termine ha fatto seguito un anno di trattamento in open-label (i partecipanti erano informati sulla somministrazione) e da un successivo periodo di 4 settimane senza trattamento. Obiettivo ultimo: analizzare la durata nel tempo della risposta individuale al farmaco dopo un lunga e giornaliera (5 mg) terapia col Tadalafil.
I risultati? Alla fine dell’anno di trattamento in aperto, l’86,1% dei pazienti erano migliorati di almeno una categoria di gravità della disfunzione erettile (esempio: da Severa a Moderata) o avevano mantenuto una funzione erettile normale paragonata al basale. Alla fine delle quattro settimane senza trattamento, invece, il 46,3% dei pazienti continuava ad avere il miglioramento di almeno una categoria di gravità o manteneva un punteggio nella categoria normale rispetto al basale.
“I risultati di questo studio condotto con Tadalafil 5 mg once-a-day sono molto incoraggianti – dichiara il Professor Aldo Franco De Rose, urologo e andrologo della Clinica Urologica di Genova –. Si tratta sicuramente di un importante passo avanti per il trattamento della disfunzione erettile che pone le basi per ricerche future“.
Non dimentichiamoci che in Italia la disfunzione erettile è molto diffusa: circa il 12% degli uomini ne soffre, una percentuale che cresce proporzionalmente all’età dei pazienti. Se, infatti, nella fascia d’età che va dai 20 ai 30 anni è solo il 3-4% a soffrire di DE, tra gli over 60 si arriva ad un buon 40-50%. E le cause, oltre all’invecchiamento fisiologico, sono da imputare al diabete, all’ipertensione e all’obesità.
C’è poi ancora un grande sommerso: basta pensare che prima di rivelare al proprio medico il disagio un paziente impiega 2 anni e il 20% di chi lo fa è spinto dalla propria compagna; una difficoltà che risiede in fattori culturali, religiosi e morali.
Se anche tu soffri di disfunzione erettile, non avere timore e vergogna. Parlane con il tuo medico di famiglia, solo lui potrà aiutarti a risolvere il tuo problema e a vivere in maniera serena la tua vita sessuale.
Fabrizio Giona