Non siamo nati per soffrire. È questo il titolo dell’indagine realizzata da Cittadinanzattiva e dal Tribunale per i diritti del malato, presentata ieri in Senato, in attesa della IX Giornata nazionale del Sollievo, che avrà luogo domenica 30 maggio.
Tema chiave è quello del dolore cronico non oncologico, troppo a lungo sopportato dalla maggioranza delle persone, e molto spesso sottovalutato dai medici. Anche se da poco è stata approvata una legge sulle cure palliative e sulla terapia del dolore (legge n.38 del 15 marzo 2010), la strada da percorrere è ancora tanta.
Ma vediamo cosa dicono le cifre fornite dell’indagine, che ha preso in esame 7 Regioni, Campania, Calabria, Lazio, Liguria, Lombardia, Sicilia, Veneto, somministrando 418 questionari a pazienti già in cura presso i Centri di terapia del dolore.
Il primo dato ad emergere riguarda la mancanza di informazione.
Ne consegue che il paziente non sa capire quando il suo dolore è da considerarsi cronico e non sa che la sua sofferenza può essere alleviata grazie a particolari cure.
Un cittadino su tre aspetta mesi o anche anni prima di sentire il parere di un medico in proposito: nel 29% dei casi il dolore viene sopportato e sottovalutato dal paziente, nel 23% viene curato con antidolorifici. E per quanto riguarda l’informazione il 27,6% dei pazienti non è mai stato invitato a curarsi presso un centro specializzato mentre il 17,3% ne ignorava addirittura l’esistenza.
Intanto il 37% delle persone affette da dolore cronico ricorre a forme di medicina alternativa: dai massaggi (34%) all’agopuntura (20%), dall’omeopatia (15%) alla chiropratica (11%), fino all’osteopatia (8%).
Ma neanche rivolgendosi al medico di famiglia il problema si risolve.
Oltre la metà dei pazienti, infatti, deve consultare da 2 a 5 medici prima di giungere ad un centro specializzato per la cura del dolore. La causa principale è che la maggioranza dei medici, l’80%, non segnala ai cittadini l’esistenza di specifici centri di terapia del dolore e anche nelle Asl è presente un sistema informativo (53%).
Positiva invece la situazione delle persone che si rivolgono ai centri: l’86% dei pazienti ha infatti dato una valutazione positiva sulla gestione dei proprio dolore mentre il 94% sostiene che gli specialisti del Centro abbiano prestato ascolto e attenzione in merito al problema.
Ciò che in questa occasione viene sottolineato è la necessità di un intervento sull’approccio culturale e sull’informazione sul problema del dolore cronico.
Come ha spiegato il Ministro della Salute, Ferruccio Fazio
“La ricorrenza della Giornata nazionale del sollievo assume quest’anno un significato particolare in quanto l’evento segue di pochi mesi l’approvazione della Legge n. 38 del 2010 riguardante le Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”.
Sul sito del Ministero si legge inoltre che negli ultimi anni si è cercato
“di spostare il baricentro dei processi assistenziali da una visione ospedalocentrica ad una incentrata sul territorio; solo grazie ad un reale potenziamento dell’offerta sanitaria territoriale, coinvolgendo sempre di più i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, si possono fornire ai cittadini risposte rapide con percorsi definiti”.
E l’assistenza palliativa è il fulcro di tale sistema.
In merito alla legge appena approvata, il Vicepresidente di Cittadinanzattiva, Giuseppe Scaramuzza ha detto:
“Il nostro impegno sarà quello di valutare l’applicazione della legge ed informare i cittadini che non soffrire è un loro diritto. Quando la legge è stata approvata abbiamo pensato: finalmente l’Italia è un paese civile, visto che eravamo agli ultimi posti per le terapie del dolore, l’utilizzo degli oppiacei eccetera. Questo è un esempio dell’Italia che vogliamo, un paese unito sulle grandi questioni”.